<La forza esibita dal sistema è solo specchio della nostra rassegnazione.>
Appello alla mobilitazione in tutte le città per il 14 settembre – uscito da un’Assemblea di solidarietà docenti e personale scolastico contro il green pass del Trentino ilrovescio.info
E’ TEMPO DI FARSI SENTIRE
Appello al boicottaggio del “green pass” a partire dal mondo della scuola
L’introduzione dell’obbligatorietà della c.d. “certificazione verde” (lasciapassare sanitario) rappresenta un salto qualitativo senza precedenti in quella che – ormai è evidente – costituisce una strategia di governo basata sulla logica emergenziale le cui origini risalgono a ben prima dell’emergere dell’epidemia-evento Covid-19.
L’utilizzo stesso del termine stesso “green pass” (in luogo di espressioni più opportune e circoscritte come “covid-pass”) rinvia a scenari di applicazione futuri in una società tecnologica che del possesso di certificazioni digitali farà la base di nuove forme di controllo e discriminazione sociale.
Occorre cogliere appieno questa tendenza di fondo poiché da certi passaggi non si torna indietro.
La tendenza dello Stato italiano è quella di imporre crescenti “giri di vite” mantenendo i parametri della democrazia, e puntando di conseguenza sul controllo e la vessazione degli individui “non allineati”.
Si tratta di una strategia di logoramento, efficace proprio perché lenta, capillare, pervasiva. Ma che mostra anche i suoi limiti. Col teatrino della paura e del terrore si possono raggiungere risultati importanti ma alla lunga non si ha più lo stesso effetto. Le mobilitazioni crescenti dell’ultimo periodo sono lì a dimostrarlo.
L’imposizione dell’obbligo vaccinale ai sanitari prima e, poi, della certificazione digitale ai docenti riflette il modo di procedere empirico dell’attuale sistema politico. Si “butta l’esca” e poi si raccolgono i frutti e i dati. In questo senso il sistema politico ostenta in questo momento forza per nascondere una debolezza – e forse – una fragilità di fondo.
Certo, il ricatto lavorativo è una spada di Damocle che difficilmente non si abbatterà su chi non vorrebbe allinearsi a questa chiamata. Ma proprio per questo ora si rende necessario un salto qualitativo nella mobilitazione. Occorre superare il piano individuale dell’integrità di scelta e della testimonianza (che resta di fondamentale importanza) e sviluppare strategie comuni per contestare e inceppare sul nascere questa imposizione. In una parola: organizzarsi.
Che fare, quindi?
Da un lato queste strategie comuni possono assumere la forma di pedagogie alternative (scuole parentali, “homeschooling”) ma è necessario anche sviluppare gesti di disobbedienza attiva individuale insieme a strategie comuni che diano linfa (e solidarietà!) a questi gesti e al tempo stesso creino lo spazio per poter esprimere collettivamente un dissenso più ampio, anche da parte di chi dovrà cedere al ricatto lavorativo.
La storia e la letteratura – anche quella che circola ancora oggi nelle scuole – sono colmi di figure e movimenti di protesta (quasi sempre, all’inizio, minoranze) che con i loro “no” autentici e ostinati hanno dato un contributo fondamentale nella difesa o riconquista di libertà sociali.
Oggi, come docenti, studenti e personale scolastico “non allineato” dovremmo rispondere a un altro tipo di chiamata ossia ritrovare dentro di noi ed esprimere collettivamente uno slancio.
Uno slancio che non abbia a che fare con le solite dinamiche di potere istituzionali e guardi verso un orizzonte radicalmente diverso da quello abitato (e significato!) dai vari Figliuolo, Mattarella, green pass, vaccini sperimentali e tamponi.
Uno slancio che non si limiti a provvisori “stratagemmi” ma che risolutamente osteggi il mondo che ci stanno confortevolmente imponendo.
Uno slancio che si esprima anche come gioia collettiva nel manifestare una parte importante della propria vita e del proprio essere, che è quella politica e morale.
Un primo passo concreto: perturbiamo l’inizio d’anno scolastico con gesti di disobbedienza attiva.
In ogni città Martedì 14 settembre, secondo giorno di scuola, come docenti, studenti e personale rifiutiamoci di entrare negli edifici scolastici (non accettiamo per un giorno la logica del “green-pass”) e ritroviamoci alle ore 10 davanti a un istituto superiore della città per manifestare il nostro dissenso con cartelloni e in modo rumoroso.
La forza esibita dal sistema è solo specchio della nostra rassegnazione.
Rete e Cassa di Solidarietà docenti e personale scolastico contro il green pass – Trentino