Donne e Afghanistan: Ipocrisia, strumentalizzazione, cattiva coscienza.
Questa è una foto di ragazze a Kabul negli anni ’70. La <rivoluzione di Saur> dell’aprile del 1978 di impronta marxista leninista, promossa da elementi comunisti dell’esercito che avevano rovesciato qualche anno prima la monarchia e da militanti comunisti, era stata una rivoluzione che aveva posto le basi di un cambiamento economico-sociale molto importante per il paese: programmazione economica, riforma agraria e distribuzione della terra ai contadini, Stato laico, voto alle donne e loro equiparazione a tutti i livelli, abolizione dei matrimoni combinati, libera scelta, abolizione della dote e proibizione della vendita delle bambine…ma uno Stato comunista in quell’area non andava affatto bene all’imperialismo americano che cominciò a foraggiare, addestrare, equipaggiare, finanziare gli integralisti islamici ad ogni livello. Il capo del governo democratico Taraki fu assassinato e l’Unione sovietica venne in aiuto di un paese alleato. Le truppe sovietiche combatterono in Afghanistan contro gli integralisti islamici per nove anni nel tentativo di supportare un governo democratico, ma USA, Gran Bretagna, Pakistan ed Arabia Saudita diedero ai “Mujaheddin” ogni aiuto possibile anche dal punto di vista mediatico e di narrazione occidentale raccontando di una <invasione sovietica dell’Afghanistan> e questo bisogna sempre ricordarlo a tutti/e quelli/e che parlano ancora di <invasione> da parte dell’ URSS. Quando i Russi si ritirarono, il governo durò ancora tre anni e poi il paese cadde nelle mani dei Talebani. L’ultimo presidente Mohammad Najibullah che non volle lasciare la terra afghana fu catturato dai Talebani nell’ufficio dell’ONU di Kabul, seviziato, torturato e ucciso e il suo cadavere esposto al pubblico ludibrio. Dal 1992 al 2001 lo <Stato islamico dell’Afghanistan> governò il paese, annichilendo la popolazione in una condizione di nuova feudalità, di terrore e di integralismo religioso.
Dopo l’attentato alle Torri gemelle gli USA decisero di invadere l’Afghanistan e di abbattere il regime islamico, come sempre arrogandosi il diritto di decidere delle sorti degli altri paesi a loro piacimento e, tra le altre cose, cavalcando anche la situazione di oppressione, coercizione e semi schiavitù delle donne. Senza vergogna alcuna! Abbiamo memoria di campagne qui in occidente come <Una rosa per Kabul> fatte dal femminismo mainstream che gridano vendetta.
Ora gli americani stanno scappando dall’Afghanistan con la coda tra le gambe e con loro gli occidentali tutti, sia quelli che erano materialmente e militarmente sul posto, italiani compresi, sia quelli che hanno dato fiato, supporto e sostegno a questa ennesima e sporca operazione imperialista. Gli integralisti islamici hanno ripreso il potere. E tutti si stracciano le vesti per la sorte delle donne afghane. Ma tutti questi signori e signore hanno un nome e un cognome, da Bush a Blair, dai piani alti alle patriarche, ai pennivendoli/e, da quelli di ieri a quelli di oggi. Ricordiamoci però che questa capacità di manipolazione, questa strumentalizzazione, questo cambiare le carte in tavola, questo usare principi e diritti e poi farne strame è il modo di procedere del potere anche a casa nostra. L’imperialismo non si muove a compartimenti stagni. Ricordiamocelo quando parliamo di quello che sta facendo il potere qui da noi.