Volantino distribuito l’8 aprile al personale della principale casa di riposo di Rovereto. Chi ha partecipato al volantinaggio – molto apprezzato da alcune lavoratrici – ci ha raccontato alcune cose interessanti. In quella RSA come in altre strutture simili c’è un clima pesante nei confronti di chi non si vuole vaccinare: minacce di trasferimento fuori regione, ricatto di non rinnovare i contratti a tempo determinato. Dalla cronaca locale, invece, emerge che, tra i medici contrari a questi vaccini, i pochi che si esprimono lo fanno rilasciando dichiarazioni anonime; quelli che si espongono pubblicamente sono medici in pensione. E qualcuno di loro fa parte, non a caso, di quei “Medici per l’Ambiente” che si erano già schierati contro le Acciaierie di Borgo Valsugana e contro il progetto – poi ritirato – di costruire un inceneritore a Trento; che da tempo informano sugli impatti sanitari dell’impiego massiccio di pesticidi in Val di Non oppure che hanno, più recentemente, partecipato alle serate pubbliche contro la rete 5G. Inutile aggiungere che i dirigenti sanitari che gli dànno addosso, non hanno mai aperto bocca sulle tante nocività ambientali.
Obbligo vaccinale? Organizzarsi è possibile
Contrariamente a quello che sostiene una martellante propaganda, ci sono delle ottime ragioni per rifiutare gli attuali vaccini anti-Covid:
– contengono organismi geneticamente modificati (per assicurarsene basta leggere le schede tecnico-informative)
– le loro conseguenze a medio-lungo termine sono del tutto sconosciute (non solo sui corpi, ma anche sul virus)
– approntati in dieci mesi e autorizzati sulla base dei dati forniti dalle stesse industrie produttrici, la loro somministrazione è una vera e propria sperimentazione di massa
– se i vaccinati possono lo stesso prendere e trasmettere il virus, ha senso un vaccino?
– puntare tutto – come risorse economiche e logistiche – sulla vaccinazione (e poi sulla rivaccinazione) significa non metter mano alle carenze strutturali della medicina di territorio
– anche chi è favorevole in linea di principio con la vaccinazione non può non nutrire dubbi sulla scelta di applicarla in modo indiscriminato (indipendentemente dall’età, dallo stato di salute, dal grado di immunizzazione naturale già raggiunto)
– e infine, che senso ha un vaccino di fronte a una malattia assolutamente curabile, come hanno dimostrato migliaia di medici che curano i pazienti Covid nelle loro case, con pochissimi ricoveri e ancor meno decessi?
Di tutto questo è vietato parlare.
Chi ha delle enormi responsabilità sugli effetti disastrosi della “gestione Covid” e sulle trentennali politiche sanitarie, si permette di rendere obbligatori dei vaccini sperimentali, trasformando in “mostri” decine di migliaia di operatori socio-sanitari (elogiati fino a ieri come “eroi”) se oggi non si vogliono vaccinare.
Questo ricatto si può spezzare. Solo in Trentino, sono almeno 1700 le persone dell’ambito socio-sanitario che non si sono vaccinate. Cambiare le loro mansioni? Sospendere tutti? Prego! Poi ci vanno i ministri e i parlamentari in corsia o nelle RSA!
Non solo è possibile resistere, ma questa resistenza può diventare una preziosissima occasione per tutti per aprire spazi di confronto su medicina, cura, prevenzione, salute. Incontriamoci. Organizziamoci.
Rovereto, 6 aprile 2021
Collettivo salute e libertà
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