“Il progetto e la sponda”
Dalla distruzione delle istanze collettive alla distruzione del soggetto
< Dire fare baciare lettera testamento…> Filastrocca per un gioco infantile
Vi ricordate questo gioco infantile? Era basato sulle penitenze. Il malcapitato/a doveva pagare pegno e sottostare a delle penitenze che suo malgrado era lui/lei stesso/a a scegliere. Ad occhi chiusi doveva toccare la mano di un compagno/a scegliendo un dito: le cinque dita della mano corrispondevano a dire, fare, baciare, lettera, testamento e ad una relativa penitenza ed era veramente difficile dire quale fosse la peggiore.
Con riferimento alla situazione politica, economica, sociale e personale, gli italiani non sanno quale dito scegliere, qualunque sia la loro scelta pagheranno pesantemente. E non solo gli italiani/e, parliamo del nostro paese solo per semplicità di riferimenti e perché siamo qui.
Il neoliberismo si è caratterizzato per la distruzione delle istanze e delle strutture collettive, per la destituzione di partiti, sindacati, forme politiche organizzate, delle stesse istituzioni rappresentative delle nostre democrazie occidentali diventate democrazie autoritarie e democrazie di mercato in cui l’uno e l’altro aspetto non sono in contraddizione bensì due facce della stessa medaglia. Le grandi raffigurazioni politiche ma anche sociali ma anche religiose che costituivano nei secoli passati il riferimento in cui la persona poteva ritrovarsi e costituirsi sono state smontate in nome dell’autonomia del soggetto a cui è stato imposto il farsi da sé in una costruzione personale che viene propagandata come il massimo della libertà di scelta, di azione, di realizzazione. Si sperimenta così una nuova condizione soggettiva della quale però nessuno possiede le chiavi di interpretazione, tanto meno le nuove generazioni a cui è stata negata perfino la conoscenza e l’esperienza del passato recente.
Il neoliberismo ha la pretesa di spingere l’individuo a definirsi attraverso la sua autonomia, e non più mediante il suo riconoscimento in uno spazio collettivo e a dare di sé una definizione autoreferenziale. Autonomia che è in particolare giuridica, vale a dire che l’autonomia giuridica, così come la libertà mercantile, eventualmente totale, sono assolutamente congruenti con la definizione autoreferenziale del soggetto. E l’economia di mercato avrebbe la pretesa di farsi carico dell’insieme del legame personale e del legame sociale. Il soggetto resta così invischiato in un presente dove si gioca tutto e se fallisce come succede nella stragrande maggioranza dei casi la sensazione di impotenza è totale. La medicalizzazione delle vite, strette tra depressione e illusione di onnipotenza, diventa così generalizzata e la fiducia in uno scientismo capace di risolvere i problemi personali, devastante e acritica.La propria sopravvivenza personale è costantemente messa in forse. Se tutto viene giocato nel momento, nel presente, non esiste progettualità, anticipazione, ripensamento. L’apparente stato di libertà promosso e promesso dal neoliberismo è un miraggio. Più che liberi gli individui sono abbandonati e alla deriva e questo li fa diventare da una parte facile preda di tutto quello che sembra appagare i loro bisogni immediati, dall’altra comodi bersagli del mercato, dall’altra ancora conquistati e sottomessi da uno Stato etico che paternalisticamente si pone come depositario del vero e del bene e quindi come l’unico che può fornire direttive e linee di condotta.
Quello che è successo con l’emergenza Covid 19 è un esempio eclatante.
E’ il grande inganno perpetrato dal neoliberismo. L’autonomia del soggetto privo di riferimenti, se non per la costruzione di un ipotetico se stesso i cui desideri sono indotti dalla democrazia delle merci, diventa così la strada maestra con cui il potere dispiega la spinta all’assoggettamento volontario. Il soggetto si riconosce incapace di prendere decisioni e viene infantilizzato perché nel momento stesso in cui viene ingiunto ad un soggetto di essere sé incontra la massima difficoltà, se non l’impossibilità di essere se stesso proprio perché la società capitalista del profitto e dello sfruttamento non lo permette. Quindi ha una sola ancora di salvezza: riconoscere nel potere la guida a cui affidarsi.
L’autonomia del sé neoliberista diventa così la costruzione di una nuova forma di schiavitù totale, fisica e mentale, privata e pubblica, personale e politica.
Il distanziamento sociale ( parola e pratica terribile) l’isolamento, la chiusura in casa, la proibizione di vedersi, di toccarsi, di riconoscersi, il distanziamento nelle scuole, l’impossibilità di giocare insieme, cantare, ballare…non sono altro che la traduzione fisica dell’individualismo neoliberista, ognuno per sé e il potere per tutti, quindi la traduzione nella fisicità dell’individuo del credo secondo cui ognuno deve pensare a se stesso/a e guardarsi dagli altri che siano concorrenti sul lavoro o infetti.Tutti nemici.
E’ qui allora che l’individuo, solo, trova come unico referente nella sua solitudine le direttive del potere e a queste si affida perché tutto il resto potrebbe essere pericoloso, oscuro ed insicuro.
Contemporaneamente, il neoliberismo ha rotto il patto sociale, ha gettato nella miseria e impoverito vasti strati della popolazione, da quelli tradizionalmente più deboli e subalterni fino alla piccola e media borghesia, proletarizzate ed espulse dalla classe a cui fino a poco tempo fa ancora pensavano di appartenere.
La dichiarazione dello stato di emergenza in relazione alla pandemia è stata una vera e propria manna per il potere perché ha permesso l’ accelerazione di una situazione già in atto.
La condizione di precarietà, di difficoltà economica, l’impossibilità di trovare un lavoro degno di questo nome, la costante ricerca di conquistare traguardi che sono presentati come possibili e sono invece irraggiungibili, la colpevolizzazione rispetto alla propria condizione già rappresentavano la normalità e la quotidianità della maggior parte delle persone che vivevano sul filo del rasoio, sempre in affanno accontentandosi di portare a casa il lavoro a giornata, a settimana, in nero…che dava la possibilità di far finta di essere vivi. Ora la loro situazione è notevolmente peggiorata, è sull’orlo del tracollo. Il lockdown ha smascherato una situazione sociale già di per sé insopportabile e improponibile, l’ha resa manifesta, come ha reso manifesta l’assoluta mancanza di volontà da parte del potere di fornire delle soluzioni, perché per il neoliberismo è questa la soluzione, mantenere nella disperazione economica, personale, politica, culturale la stragrande maggioranza della popolazione e mantenere ogni individuo separato dall’altro in modo che non possa costituirsi in un comune sentire. Un arco che comprende piccoli commercianti e professionisti, operai/e e professori, partite Iva e agricoltori, immigrati/e e commessi/e, lavoratori del turismo e dello spettacolo, quelli che sono costretti a vivere sotto i ponti e quelli che vengono sfrattati, pensionati/e e bambini/e…e tutti vessati nei modi più svariati a seconda della loro collocazione sociale da una miriade di gabelle, tasse, multe, sanzioni pecuniarie, cartelle esattoriali, revisioni da fare, bolli da pagare, oltre ai pagamenti della luce, del gas, dell’acqua…a quando la tassa sull’aria che respiriamo…la più recente trovata riguarda la revisione di alcune norme del codice della strada che porterebbe le multe per divieto di sosta a cifre esorbitanti, al ritiro della patente, che prevederebbe gli autovelox anche in città e telecamere che possono individuare se il guidatore usa il telefonino o non indossa la cintura. Tutto questo comporta la continua estorsione da parte dello Stato di cifre esorbitanti su stipendi e salari già di per sé molto bassi.
Parlando con la maggior parte delle persone ci si rende conto che sono disperatamente sole, che intuiscono la situazione drammatica verso cui stiamo rotolando ma vivono una contraddizione: si rendono conto di essere vessati ma sono stati educati al feticcio della legalità, al controllo e alla delazione e non trovano altra risorsa se non la lotta fra poveri.
La gente non ha sponda…l’arco costituzionale è completamente appiattito, le diverse posizioni di governo e di opposizione riguardano solamente diversi modi di applicare il neoliberismo, inutili e strumentali sfumature differenti ma con la stessa sostanza accompagnata da uno sproloquio su sostegni economici di vario tipo, uno sciorinare provvedimenti, leggi e leggine, il tutto privo poi di qualsiasi riscontro reale che sia di qualche aiuto effettivo ad una difficoltà economica sempre più pesante. La destra tradizionale da molto tempo ha perso ogni ruolo, la borghesia nazionale e imprenditoriale, di cui è sempre stata il riferimento, è stata pesantemente sconfitta dall’iperborghesia. La destra moderna, vale a dire la socialdemocrazia riformista, Pd e affini di cui ora fanno parte i 5S, si fa carico di naturalizzare nel modo più subdolo possibile e allo stesso tempo sfacciato, i diktat neoliberisti. La sinistra non esiste.
E’ necessario andare ad una ricomposizione di classe, è necessario trovare il comune denominatore che accomuna tutti gli strati sociali sotto attacco e che sicuramente è la sofferenza sociale di cui l’aspetto più eclatante è lo squilibrio fortissimo tra stipendi, salari, pensioni e gli oneri fiscali, le gabelle e le vessazioni economiche da parte dello Stato sempre più asfissianti, incombenti, persecutorie e variegate.
Le iniziative sono timide, miserevoli, più simili alle lamentazioni che alle proteste…occorre invece un posizionamento preciso, parole nette, progettualità chiara. Il neoliberismo ha rotto il patto sociale in maniera unilaterale e drastica quindi nessuno deve più niente a questo Stato: nessuna tassa, nessuna gabella, nessun ticket, nessuna multa, nessun pagamento a nessun titolo in nessun campo. E’ la sola arma che abbiamo. Occorre negare l’obbedienza, riconoscere l’ingiustizia e su questa base ricostituire illegalità e distanza dalle istituzioni, abbandonare ogni moralismo, ricostituire una sponda e un progetto collettivo in cui la gente possa riconoscersi. Gettare un salvagente alle persone che annaspano nell’isolamento neoliberista.
E’ necessario ragionare fuori dai percorsi del potere, porsi la domanda di come si possa usare questa contingenza per creare percorsi di uscita da questa società.