Partecipate! condividete! fate girare!
Il 17 luglio alle ore 20 ci vediamo a Cagliari, in Viale Sant’Ignazio, per un benefit della Cassa per le Spese Legali contro le attività militari.
Vieni e porta chi vuoi!
Se non puoi venire puoi contribuire :
IBAN IT29I0760105138251929251931
Intestatario: Alessia Tranquilli
Per ricariche PostePay (da effettuarsi in posta e non nelle ricevitorie):
Numero carta: 5333 1710 1182 3339
Dal tubo dell’aspirapolvere alla sorveglianza speciale!
C’era una volta un tubo di aspirapolvere che era finito dentro l’aula di un tribunale.
Non si tratta di una favola di Gianni Rodari ma di una storia vera e, come spesso accade, la realtà supera l’immaginazione.
Per diverso tempo questo tubo di un aspirapolvere rotto era diventato il pomo della discordia di una coppia in fase di ristrutturazione, dopo un lutto importante.
Come ogni oggetto, una volta terminata la sua funzione primaria, poteva essere conservato come pezzo di ricambio o assumere altre forme, come la base di una lampada o un reggi pianta, ad esempio, ma si sarebbe anche potuto buttare immediatamente. Così, di fretta, venne conservato in macchina per evitare di essere scaricato nell’isola ecologica più vicina e, soprattutto, per interrompere qualsiasi altra discussione in merito.
C’è chi, invece, forse condizionato dalle congiunzioni astrali del momento, ha attribuito al tubo dell’aspirapolvere una finalità inaspettata.
Durante un campeggio antimilitarista organizzato nel 2016 dalla rete “No Basi né qui né altrove”, a 3 giorni dalla manifestazione prevista all’aeroporto militare di Decimomannu, nella Piazza di Santa Greca furono fermate e perquisite dai carabinieri due compagne.
Il verbale riportò il sequestro del tubo ritrovato nel cofano della macchina, cui seguì la denuncia penale per detenzione di arma impropria.
Non si sa come mai non siano stati oggetto di interesse anche i libri, notoriamente usati come sanpietrini, o anche la coperta, per un ipotetico soffocamento.
Insomma, l’accaduto si commenta da solo.
Sappiamo perfettamente che chi agisce politicamente è soggetto continuamente a una repressione fantasiosa, ne siamo consapevoli e in qualche modo “ce ne facciamo una ragione”.
Spesso, fortunatamente, cade tutto nel vuoto per l’infondatezza delle accuse, ma rimane sempre un confine molto sottile tra quello che ti immagini e ciò che invece potrebbe accadere in tribunale.
E se si pensa alle ultime richieste di sorveglianza speciale per l’attivismo politico di cinque compagne e compagni e alle 45 persone coinvolte nell’indagine per le lotte antimilitariste degli scorsi anni (operazione Lince), allora non c’è tanto da stare serene e tranquilli.
Effettivamente la strategia della repressione dello Stato può funzionare perché costringe ad impegnare molte energie per affrontarla e a mantenere costantemente la calma degna di una partoriente.
Anche perché una delle tattiche in parallelo alle indagini è quella di far accumulare tante piccole denunce di varia natura per creare il profilo di persone socialmente pericolose, un curriculum criminale (sic!). In questo modo si creano le fondamenta non solo delle richieste di sorveglianza speciale, ma anche di costrutti più complessi e fantasiosi, come l’accusa di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico (270bis) su cui si basano i 4 anni di indagini dell’operazione Lince (2015-2019).
Quindi cosa rimane? Chi restituisce il tempo e l’energia buttate dietro queste cazzate? E chi ha i soldi per difendersi continuamente?
Ritornando al tubo, per quanto sia una storia a lieto fine dato che la persona accusata è stata assolta, si sono comunque tenute 4 udienze, sono stati coinvolti tre testimoni, è stato chiesto di mostrare “il corpo del reato” nell’aula del tribunale, ci sono stati anni di attesa (dal 2016 al 2020), è stato nominato un avvocato per la difesa e, anche se si è vinta la causa, nessuno è stato risarcito per tutte le spese sostenute.
Fortunatamente il senso di quello che si fa lo si ritrova prima di tutto nella solidarietà delle persone. Per questi motivi nascono le casse per sostenere le spese legali.
Ma i soldi non sono tutto, perché la vicinanza sociale, o meglio la sorellanza, la si sente quando si incontra lo sguardo dell’altro o dell’altra.
Il 17 luglio alle ore 20 ci vediamo a Cagliari, in Viale Sant’Ignazio, per un benefit della Cassa per le Spese Legali contro le attività militari.
Vieni e porta chi vuoi!
Se non puoi venire puoi contribuire :
IBAN IT29I0760105138251929251931
Intestatario: Alessia Tranquilli
Per ricariche PostePay (da effettuarsi in posta e non nelle ricevitorie):
Numero carta: 5333 1710 1182 3339