Dopo il presidio del 1 febbraio
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Sabato 1 febbraio 2020 si è svolto un presidio davanti il CPR di Roma, in contemporanea con quelli organizzati a Gradisca d’Isonzo, Torino, Bari, Macomer, Milano, Trento, Bologna.
Durante la mattina è giunta la notizia di un rimpatrio di massa verso Nigeria e Marocco, diverse persone (tra cui quattro donne) sono state trasferite in pullman all’aeroporto di Fiumicino. Ci hanno confermato che i rimpatri sono avvenuti anche dagli altri CPR.
Al presidio davanti Ponte Galeria erano presenti decine di persone che hanno urlato rabbia e cori contro le mura del lager, cercando un contatto con le/i recluse/i. Purtroppo non c’è stata alcuna risposta dall’interno. Sappiamo che spesso le/i recluse/i vengono allontanate e rinchiuse nelle celle lontano le mura, minacciate di non parlare con i solidali presenti in presidio. Gli interventi in diverse lingue hanno comunicato il numero di telefono a cui chiamare per raccontare la situazione presente all’interno del CPR. Nella sezione maschile, dopo la riapertura, i telefoni personali sono sequestrati e le telefonate possono avvenire solo con cabine pubbliche e carte telefoniche presenti nel CPR. La pratica del sequestro dei cellulari è stata messa in atto negli ultimi giorni anche a Torino e Gradisca, per evitare che si venga a sapere delle violenze all’interno.
Numerosi anche gli interventi telefonici dagli altri presidi: Torino, Bologna e Bari.
Le continue rivolte, gli incendi, le morti nei CPR dimostrano che questi luoghi, come tutte le altre carceri e gabbie, sono sistemi repressivi, non riformabili e devono essere distrutti.
nemiche e nemici delle frontiere