Il Cpr di Gradisca aperto da un mese ha già ucciso!

(striscione esposto da* compagn* il 20 febbraio 2018 a Roma contro l’ipocrisia del sistema Sprar, fiore all’occhiello del controllo delle persone migranti).

Riceviamo dalle compagne friulane/Oggi la manifestazione al Cpr di Gradisca è stata molto partecipata

VAKHTANG ENUKIDZE È STATO AMMAZZATO DI BOTTE DALLE FORZE DELL’ORDINE DENTRO IL CPR.

AGGIORNAMENTI:
Ieri, nella necessità di diffondere la manifestazione di solidarietà il
prima possibile siamo riusciti a riportare solo una prima ricostruzione
parziale di ciò che era successo. Qui gli aggiornamenti ottenuti tramite
le testimonianze dei compagni di prigionia, che ci hanno chiesto di
diffondere le loro parole oltre quelle mura [su facebook e sulla pagina
web potete trovare l’audio]:

https://nofrontierefvg.noblogs.org/

https://www.facebook.com/nocprfvg/

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È inizio settimana, Vakhtang non trova il telefono, non vuole tornare in
cella, resiste, viene picchiato finché non ne può più. Viene buttato in
cella, nella rabbia prende un ferro in mano e si fa male allo stomaco.
Dopo viene portato in infermeria, non più di una ventina di minuti,
torna e si mette a dormire, forse per i farmaci. Raccontano che il suo
corpo era rosso dai lividi delle manganellate.

Il giorno dopo si sveglia, aveva accettato di essere estradato e
riportato in Georgia, i compagni di prigionia dicono che gli fosse stato
detto di fare le valigie per partire. Alle 20 però torna.

Sta presumibilmente due giorni nel CPR, sta male, per le manganellate e
per il colpo nello stomaco, chiede aiuto senza essere soccorso.

Allora comincia a gridare, arriva la polizia che chiede a un suo
compagno di cella di collaborare passandogli fuori un ferro. Quando V.
lo vede aiutarli si arrabbia e i due iniziano a litigare, allora la
polizia entra e in otto accerchiano V., iniziano a picchiarlo a sangue,
si buttano su di lui con forza finché non lo fanno cadere e sbatte la
testa contro il muro.

Lo bloccano con i piedi, sul collo e sulla schiena, lo ammanettano e lo
portano via. “Lo stavano tirando con le manette come un cane, non puoi
neanche capire, questo davanti a noi tutti” ci ha spiegato un altro suo
compagno recluso.

Non dicono più niente a nessuno, raccontano agli altri detenuti che lo
stanno processando. Poi ieri qualcuno origlia una conversazione e scopre
che è morto. I compagni avvisano la moglie a casa, lei chiama il CPR e
nessuno le risponde.

Vakhtang è stato ammazzato di botte dalle guardie del CPR

 

> Negli ultimi giorni V.E. si era fatto male allo stomaco, con un ferro,
> in circostanze che non ci sono ancora chiare. Le voci dei suoi
> compagni reclusi ci dicono che ieri otto poliziotti in tenuta
> antisommossa l’avevano raggiunto nella sua cella e l’avevano
> accerchiato. Lui era caduto, sbattendo la testa. A quel punto, dei
> poliziotti gli avevano messo i piedi sul collo e sulla schiena e
> l’avevano portato via ammanettato.
>
> Poi è morto. La sua morte non è stata comunicata ai compagni reclusi,
> che ne sono comunque venuti a conoscenza e che ora ripetono che V.E.
> ha subito violenze da parte delle forze dell’ordine.
>
> Il Cpr, aperto da un mese, ha già ucciso.
>
> Domani (oggi n.d.r.) ci troviamo, alle 14.30 puntuali, a Gradisca, sulla SR305,
> all’altezza del centro commerciale La Fortezza, per mostrare la nostra
> solidarietà a chi è rinchiuso nel lager di Gradisca e sta subendo la
> violenza della repressione mista al dolore della morte di un compagno.
>
> Prima di quanto ci aspettassimo, ma con l’inevitabilità che avevamo
> detto, una persona è morta in quel luogo di morte.
> Come sempre, e più che mai: libere tutte, liberi tutti!
>
> [diffondete il più possibile!]

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