La caccia alle streghe non finisce mai!
Appello alla solidarietà diffusa per Davide Delogu in sciopero della fame nel carcere di Augusta (Siracusa)
Come femministe, come compagne, come donne sappiamo fin troppo bene cosa significhi la violenza legale della norma, dello Stato, delle leggi, del sistema di potere. Quello che il dominio vuole sconfitto e rimosso è la semplice esistenza dell’idea di rivolta e nella sua impudenza, della rivolta, non solo vuole la sconfitta , che dà per scontata dati i rapporti di forza, ma pretende addirittura che non si faccia il “tifo”. L’obiettivo è colonizzare ogni zona refrattaria e addomesticare tutti gli spazi selvaggi sia sul piano geografico che politico che nell’universo mentale. Tutti/e quelli/e che osano mettere in discussione i valori neoliberisti vengono etichettati come estremiste/i, violente/i, settarie/i. L’autonomia nei confronti del pensiero unico è un crimine e come tale viene perseguita.
Ma, essere femministe oggi significa rompere con questi valori mortiferi, solidarizzare con chi questa rottura prova, tenta e si ostina a metterla in atto, significa rompere l’assuefazione al controllo, ribaltare la colpevolizzazione in cui ci vogliono invischiare, recuperare la capacità di indignarci, spezzare l’ipocrisia in cui ci vogliono imbrigliare.
Appello alla solidarietà diffusa contro l’isolamento punitivo di Davide
Il 18 Luglio si è svolta un’udienza per un reclamo presso il Tribunale di Sorveglianza di Cagliari fatto da Davide contro le condizioni cui è sottoposto al carcere di Augusta.
Attraverso la descrizione riportata nel reclamo abbiamo scoperto che Davide, già sottoposto al regime 14 bis, sta subendo una pesantissima tortura: è stato “condannato” a sei mesi di isolamento punitivo.
Un isolamento totale, in una cella sotterranea, liscia, senza tv e radio, senza socialità e senza mai vedere il sole. A questo si aggiunge l’applicazione della censura su tutta la corrispondenza. Le uniche persone che incontra sono il suo avvocato e le guardie.
Purtroppo scopriamo solo ora che in queste condizioni vive già da due mesi.
Questa punizione, così forte, così esemplare, viene riservata a Davide perchè è un ribelle, perchè il 1° Maggio è quasi riuscito ad evadere da quel merdoso carcere in cui è rinchiuso, solo il vento gli ha negato la corsa oltre le sbarre e il sapore della libertà.
Le guardie l’hanno preso all’ultimo, mitra in mano gli hanno intimato la resa, poi, umiliati dall’intelligenza e dalla tenacia di un uomo così legato alle sue idee e alla voglia di libertà, hanno pensato alla punizione perfetta, ed eccola architettata.
Sei mesi di un isolamento così duro che di solito i regolamenti penitenziari lo prevedono per un massimo di 15 giorni, sotto controllo medico.
In questo momento dobbiamo stare ancora più vicini a Davide, e far vedere e sentire a chi lo vorrebbe spezzare che non è solo, che i suoi compagni e le sue compagne sono con lui, nelle sue lotte e nelle sue scelte.