“Dominanti e dominati”
Ci sono delle evidenze che definiscono dominanti e dominati prima ancora di qualsiasi indagine sociologica e analisi ideologica.
La definizione positiva è quella che concerne il gruppo o l’individuo costruito come razza e/o sesso, la designazione negativa, ovvero la non-designazione, si applica all’Altro. I bianchi, ad esempio, non fanno parte delle “persone di colore”: il bianco, il referente, non ha colore. Analogamente nella designazione dell’appartenenza di sesso, la categoria differenziale è quella di donna. Non occorre nominare l’uomo, è l’implicito delle categorie sessuali.
Tra uomini e donne storicamente si è sviluppata un’asimmetria, per cui le donne sono differenti dagli uomini, mentre gli uomini non sono differenti. Gli uomini sono.
Ma la differenza sessuale è stigma di un antico rapporto di dominio e di sopraffazione, emblema dell’ideologia naturalizzante dei rapporti sociali tra i sessi.
Quello che definisce l’appartenenza al gruppo dominante è la possibilità indefinita, cioè la possibilità giuridica di non avere interdizioni rispetto alle pratiche del gruppo dominato.
Legalmente nulla impedisce a un membro del gruppo dominante di entrare nello specifico delle categorie dominate.
A parte le prerogative proprie di queste condizioni cioè salari da fame, fatica, insicurezza precarietà…..non incontrerà vincoli o ostacoli se non la sorpresa, lo scherno, l’indifferenza o addirittura la gratitudine.
In ogni caso nessuno gli impedirà di farlo.
Nessuno nei fatti glielo impedisce e nessuno nei fatti glielo impone. E’ l’insieme di queste due possibilità che dà la misura della differenza.
Allo stesso tempo i membri del gruppo dominato non possono richiedere salario per lavori che sono definiti socialmente come gratuiti.
Per non parlare delle barriere del “comune sentire”, della “prassi consolidata”, della “norma non scritta”, tutte frutto dell’egemonia culturale dei dominanti e così efficaci da sbarrare la strada all’accesso a salari elevati, all’indipendenza personale, alla libertà di movimento. I dominati si trovano in una situazione simmetrica e inversa a quella dei dominanti poiché talune pratiche sono loro assolutamente vietate ed è invece assolutamente loro imposto di svolgere gratuitamente il lavoro domestico, di essere mano d’opera, di avere un salario minimo o al di sotto del minimo….
E tutto questo attraverso un arsenale di mezzi: lo stigma e, quindi, la vergogna indotta, il ricatto economico, il mezzo giuridico con la “sacralità” della legge, la repressione diretta, il consenso.
La sottomissione non si conquista solo con la coercizione e le punizioni, con il monopolio della violenza, con divieti, sanzioni, obblighi, ma passa anche attraverso l’interiorizzazione di questi divieti e questi obblighi.
Inoltre ora è avvenuto un cambiamento per non cambiare niente. Qualcuno del gruppo dominato può essere promosso individualmente, ma questo non incide sulla condizione del gruppo dominato. Un presidente nero degli Stati Uniti non ha comportato nessun miglioramento nella condizione dei neri, l’indipendenza dei paesi del terzo mondo con la promozione delle borghesie locali non ha portato un cambiamento nella condizione di soggezione di quei paesi.
L’emancipazionismo nel rapporto dominante/dominato tra uomini e donne ha ampliato le possibilità delle dominate di entrare nella sfera dominante e contribuisce a velare la percezione del dominio. Le possibilità concesse alle dominate sono legate a quanto saranno in grado di assumere pienamente i valori dominanti e sapranno essere catena di trasmissione della loro perpetuazione. Questo però non comporta nessun miglioramento per tutte le altre donne, anzi, viene continuamente ribadita la struttura gerarchica, autoritaria, patriarcale e classista della società.
Il risultato massimo, infatti, i dominanti lo ottengono quando i dominati introiettano la scala di valori dominante, la fanno propria e sono i primi controllori e fautori della propria situazione di dominati.
Tutto questo non ha niente di predeterminato o naturale, ma non è altro che la manifestazione della verità della classe e del genere dominante
Il capitalismo è metabolismo sociale e investe tutti i rapporti sociali e, pertanto, l’alienazione della coscienza sociale individuale è generale e la si recupera con la rimozione di quei rapporti sociali di produzione che l’hanno generata.
Nella formazione sociale borghese-patriarcale codici, funzioni e canali della comunicazione culturale sono controllati dalla classe dominante e dagli uomini che ne detengono la proprietà “privata”. Affermare il carattere storicamente contestualizzato e segnico di tutte le zone della coscienza e della cultura tutta significa ribadirne necessariamente il carattere ideologico.
Dominio reale del capitale significa assoggettamento della coscienza individuale degli oppressi/e ai programmi di comportamento del dominio e questa catena si può spezzare solo ponendo le proprie pratiche sociali in rapporto antagonistico con l’intera società borghese patriarcale.