Matteo Re
di Alessandra Daniele
Il 2 giugno del 1946, con un referendum gli italiani hanno scelto la repubblica.
A ottobre del 2016, con un referendum agli italiani sarà chiesto di restaurare la monarchia.
Il risultato della controriforma renziana sarà infatti una monarchia post-democratica truccata da repubblica maggioritaria.
Tutti i deputati saranno in un modo o nell’altro di nomina regia: quelli della Camera verranno scelti dai capi partito attraverso le liste bloccate, quelli del Senato non più elettivo saranno ripescati dalla classe politica più sputtanata d’Italia: quella regionale.
Sarà premier il capo d’un partito votato più o meno da due italiani su dieci, e avrà controllo diretto o indiretto su tutte le altre istituzioni, alla faccia di Montesquieu.
È piuttosto evidente che Matteo Renzi veda se stesso nel ruolo di questo monarca incostituzionale, però a giudicare dai sondaggi gli italiani gli preferirebbero chiunque altro.
Non solo i Gemelli Di versi Di Battista e Di Maio, ma persino il tutt’ora ignoto e forse inesistente Volto Nuovo dell’ipotetica destra unita.
A Renzi sarà quindi necessario inventarsi qualche ulteriore modifica alla sua stessa legge elettorale, il Cazzarum, affinché funzioni come originariamente progettato. E ovviamente non se ne farà scrupolo, in nome del “cambiamento”.
In questi giorni molti commentatori hanno etichettato come obsolete le recenti polemiche sul voto di partigiani e antifascisti, definendo il fascismo “una cosa del passato”.
Passato?
“Per cambiare un’organizzazione ci vuole un gruppo sufficiente di persone convinte di questo cambiamento, non è necessario sia la maggioranza, basta un manipolo di cambiatori. Poi vanno individuati i gangli di controllo dell’organizzazione che si vuole cambiare e bisogna distruggere fisicamente questi centri di potere. Per farlo, ci vogliono i cambiatori che vanno infilati lì dentro, dando ad essi una visibilità sproorzionata rispetto al loro status aziendale, creando quindi malessere all’interno dell’organizzazione dei gangli che si vuole distruggere. Appena questo malessere diventa sufficientemente manifesto, si colpiscono le persone opposte al cambiamento, e la cosa va fatta nella maniera più plateale e manifesta possibile, sicché da ispirare paura o esempi positivi nel resto dell’organizzazione. Questa cosa va fatta in fretta, con decisione e senza nessuna requie, e dopo pochi mesi l’organizzazione capisce perché alla gente non piace soffrire. Quando capiscono che la strada è un’altra, tutto sommato si convincono miracolosamente e vanno tutti lì. È facile”.
– L’attuale amministratore delegato dell’Enel Francesco Starace, agli studenti della Luiss Business School.
La tecnica padronale illustrata da Starace è esattamente la stessa utilizzata dal governo Renzi, il manipolo di cambiatori mediaticamente sovraesposti (la Boschi ne è un esempio tipico) incaricati dal padronato di colpire e distruggere chiunque si opponga al cambiamento, che siano lavoratori sindacalizzati, giornalisti indipendenti, costituzionalisti antifascisti, o magistrati onesti.
Settant’anni dopo, né il fascismo né la monarchia sono cose del passato.
Settant’anni dopo, c’è da dire lo stesso NO a entrambe.