Turchia

Turchia. Erdogan cerca coalizione con l’ultradestra

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di Sara Collot

E’ andato in porto l’incontro per una possibile coalizione di governo tra Akp e Mhp, rispettivamente il partito di Erdogan e quello fascista nazionalista di Bahceli. Il risultato di questo incontro sarà determinante per l’inasprirsi della repressione e l’innalzamento del conflitto a livello totale. E’ da notare inoltre che pochi giorni fa la Germania prima e gli Stati Uniti dopo hanno revocato il loro supporto missilistico ai confini dello Stato Turco stabilito dagli accordi del 2013, non rinnovando più l’accordo che aveva scadenza nel 2015 ma che è stato finora determinante al fine della repressione delle forze curde al di fuori dei confini dello stato Turco.

Lo aveva detto a fine giugno l’ esponente del comitato esecutivo del PKK, non c ‘è differenza tra Kobane e Amed (il nome curdo di Diyarbakir), se la Turchia deciderà per un intervento in Rojava, il livello di scontro si innalzerà a guerra civile.

Abbiamo assistito alla potenza delle proteste di questo Ottobre per l’apertura del canale umanitario tra Siria e Turchia che avrebbe dovuto sostenere la resistenza, alla palese convivenza dello stato turco con le milizie dell ‘ Isis denunciata ad un certo punto addirittura dal quotidiano nazionale Hurriyet, all’ inutile operato della fantoccia coalizione internazionale, agli attacchi e alle intimidazioni durante le elezioni di Giugno.
Assistiamo ora dopo l’attacco a Suruc, all’inizio della campagna del governo mirata a distruggere definitivamente la minaccia del PKK mascherata attraverso un intervento militare in Siria affianco alla Nato contro le milizie dello stato islamico. Governo che, forte dell’ accordo missilistico stipulato nel 2013, ha trovato piena legittimità per il massacro di Zergele, zona di Kandil, Kurdistan iracheno considerato roccaforte del PKK dove il 1 Agosto forze aeree turche hanno bombardato civili.

Dopo il palese sostegno militare al confine, il supporto medico ai miliziani negli ospedali turchi di kilis, Urfa e Gaziantep (e l’opposta schedatura per i militanti in visita ad un guerrigliero curdo ricoverato sempre all’ ospedale della stessa città), da poco una fonte anonima ha denunciato all’ agenzia di informazioni Hawar News anche l’invio via camion da parte dello stato turco di fertilizzanti prodotti ad Hatay fino ad Aleppo nelle mani dell ‘Isis.

L’ex ministro dell ‘ interno Sahinoglu, dismesso da Erdogan dopo il conflitto con Cemaat ha dichiarato che in tre anni sono stati inviati 400 camion di armi dalla turchia alle milizie dello stato Islamico.

La strategia della tensione attuata dal partito AKP è funzionale alla propaganda dei media nazionali: non riuscendo a formare una coalizione di governo, con possibili elezioni a Novembre, e alla non ripresa del governo da parte dell ’ Akp, la minaccia di una guerra civile ad immagine della vicina Siria è il messaggio più rapido recepito dagli elettori di Akp, Mhp e per l’occasione anche una parte di Chp.

L’aumento dei prezzi causato dall’ aumento del valore del dollaro si inserisce perfettamente in questa dinamica che può sfruttare il malcontento nella popolazione dato dalla crisi economica.

E’ dal mese di Aprile inoltre che non è stata più permessa ufficialmente la comunicazione con Ocalan, fattore più che esplicativo delle intenzioni dello Stato.

Ma questi ultimi anni di guerra a bassa intensità nel Kurdistan turco e di accordi di cessate il fuoco sempre unilaterali, contornati dal processo di pace tatticamente amministrato da Ocalan, sempre sul filo del rasoio, hanno permesso alla forza curda di organizzarsi e di strutturarsi, riuscendo alle ultime elezioni nel clima dettato dall’urgenza a raggiungere più del 13% dei voti, riuscendo per la prima volta a superare la soglia di sbarramento e ad entrare in parlamento. Non senza azioni intimidatorie di esplosioni alle sedi del partito (Adana e Mersin) culminate con la bomba all’ ultimo comizio elettorale dell’ HDP a Diyarbakir che ha ucciso 4 persone.

A 50 giorni dall’inizio del conflitto fonti curde testimoniano 250 morti tra polizia e militari dell’ esercito turco; 22 guerriglieri e 15 civili. La repressione è attuata indiscriminatamente per vie legali, portando il numero degli arresti a 1500. Siti internet come Firat news, ozgur gundem, rojaciwan sono stati bloccati a livello nazionali.

Il Kurdistan turco, da sempre zona iper militarizzata , si sta palesando ancora una volta come zona militarmente occupata, con le pattuglie di polizia immediatamente sostituite da corpi e mezzi militari, la settimana scorsa la popolazione civile è stata attaccata a Silopi e Cizre attraverso bombardamenti e attacchi armati via terra, incendi di case che ricordano molto le deportazioni forzate degli anni 90.

Il confine iracheno è quello più colpito dai bombardamenti dell’esercito turco, area considerata roccaforte del PKK, ma attacchi armati a guerriglieri e civili sono state registrate anche a Van e Hakkari e un esplosione è avvenuta alla sede del partito Hhp nella città di Erzurum.

Il partito HDP svolge il suo ruolo parlamentare dichiarando le azioni di guerriglia come uniche pratiche di resistenza alla repressione, chiamando manifestazioni per la pace nella città di Van e Istanbul.

Le forze civili e di guerriglia stanno ripondendo all’ occupazione organizzandosi attraverso squadre di autodifesa con barricate nei quartieri cittadini, è di ieri la notizia che nella zona di Silvan (diyarbakir) l’esercito turco è stato costretto ad indietreggiare, lasciando l’area sotto il controllo dei guerriglieri.

Villaggi di Bulanik e Varto nella regione di Mus, Ipekyolu nella regione di Van, Hakkari e Sur a Diyarbakir hanno dichiarato l’autogoverno grazie all’organizzazione di squadre di autodifesa.

Si segnala infine l’uccisione a Mus di due persone da parte dell’esercito turco, con l’esposizione del corpo di una donna – Ekin Van – seviziato dai militari nel centro della città.

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