Chiara
“C’ero quella notte”, Chiara Claudio Mattia e Nicolò prendono parola al processo
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“Qui non troverete le parole per raccontare quella notte di maggio. Usate il linguaggio di una società abituata agli eserciti, alle conquiste e alla sopraffazione. Gli eserciti militari e paramilitari, la violenza indiscriminata e la guerra appartengono agli stati ed ai loro adulatori. Noi abbiamo lanciato il cuore oltre la rassegnazione, abbiamo gettato un granello di sabbia nell’ingranaggio di un progresso il cui unico effetto è di incessante distruzione del pianeta in cui viviamo. C’ero quella notte ed è mia quella voce femminile che è stata intercettata. Ho attraversato un pezzo della mia vita insieme a tutti quegli uomini e quelle donne che da più di 20 anni oppongono un no inappellabile ad un’idea devastante di mondo. Ne sono fiera e felice.”
E’ con questa breve ma significativa dichiarazione che oggi Chiara Zenobi, No Tav in carcere dal 9 dicembre scorso con l’accusa di terrorismo, ha preso per la prima volta parola al processo in corso in aula bunker, dopo di lei Nicolò, Mattia e Claudio hanno fatto lo stesso, ognuno confermando la loro presenza quella notte del 13 maggio in Val Clarea.
Dichiarazioni sintetiche ma importanti, che hanno scaldato il cuore di tutti i No Tav accorsi in tribunale per sostenere i 4 giovani. Questo processo, insieme a quello che vede imputati altri 56 No Tav e che sta entrando nelle fasi finali, ha visto in questi anni il chiaro tentativo da parte della Procura di riscrivere la storia, provando a decontestualizzare i fatti da quello che è un percorso più che ventennale che migliaia di persone della valle e da tutta Italia hanno costruito insieme, giorno dopo giorno, resistendo alla violenza del potere e dei suoi esecutori.
Le parole di Chiara, come quelle degli altri ragazzi, penetrano sotto pelle e raccontano del coraggio e della volontà a non cedere alla rassegnazione, a fronte di un sistema che continua a riprodursi sfruttando e distruggendo le vite di noi tutti.
Le loro parole sono fiere e dimostrano l’orgoglio di far parte di questo pezzo di storia la cui parole “fine”, siamo sicuri, è ancora tutta da scrivere.
Anche se il tribunale è un luogo che ci è imposto e che quindi non abbiamo scelto, anche se in quei pochi metri assistiamo quotidianamente all’arroganza del potere che riesce a svilire tutto ciò che lo circonda, oggi in aula bunker il cuore No Tav ha battuto più forte che mai e ci ha fatto vedere ancora più chiaramente quel futuro che un giorno costruiremo con Chiara, Mattia, Claudio e Nicolò al nostro fianco.
Tutti liberi!