Gaza mon amour
http://dumbles.noblogs.org/2014/07/13/gaza-mon-amour/
Come possiamo dire che con il cuore siamo a Gaza? Lo ha già detto bene il collettivo Bellaqueer; ci associamo.
A Gaza, già carcere a cielo aperto, già ghetto di costrizione alla vita grama, già universo di cancellazione esistenziale, già repressione di ogni resistenza, già uccisione di ogni speranza dove un popolo deve subire ma non ribellarsi.
Stato di Israele & supporters, non siete voi, oggi, il male assoluto?
CON LA PALESTINA NEL CUORE. COMUNICATO POLITICO DEL COLLETTIVO BELLAQUEER SULLA “QUESTIONE PALESTINESE.
Distruzione, macerie, morte: sotto i nostri i occhi si sta consumando l’ennesimo massacro della popolazione palestinese da parte del governo di Israele grazie ad armi – cacciabombardieri e sofisticati sistemi di droni – forniti gentilmente dagli Usa e dalle maggiori potenze europee, tra cui l’Italia (tanto per ricordare il business nostrano). Israele è un regime razzista di apartheid, il cui governo neoliberale taglia servizi privatizza e riduce salari e welfare, e che ora innalza il suo livello di distruzione e di violenza nei confronti dei territori a cui intende fare pagare i costi della grave crisi economica e sociale che la investe: PERCHE’ IL NEOLIBERISMO E’ SEMPRE PIU’ GUERRA che si nutre attraverso la moltiplicazione dei muri che amplificano la proliferazione dell’odio etnico e religioso.
E di muri e barriere il confine tra Israele e Palestina è pieno: i chekpoint per anni sono serviti da filtri per produrre una soggettività razzializzata e subalternizzata da mettere al lavoro dentro lo stesso confine nazionale israeliano (mentre le politiche serviliste dell’Anp e il delirio fondamentalista di Hamas hanno per anni fatto da controaltare a tale regime).
In questi anni la popolazione dei territori è da stata sfibrata, ridotta alla povertà, alla violenza continua e sistematica delle forze di occupazione che allargano mano mano confini (la repressione, la violenza dei coloni, le ruspe contro le case, la distruzione sistematica di tutti i diritti); contemporaneamente il regime di apartheid israeliano si è colorato di pink washing attraverso retoriche di propaganda che hanno dipinto il paese come democratico, civile, gayfriendly e al contrario stigmatizzato i palestinesi come “meno evoluti”, “omofobici”, “patriarcali”. Le stesse retoriche che, dopo il recente omicidio da parte dei coloni del ragazzo palestinese, ritrovato arso vivo in un bosco, sono state messe in atto dalle reti di comunicazione mainstream le quali hanno cercato di fomentare il sospetto che le responsabilità della morte del giovane fossero da addossare ai parenti dello stesso che lo avrebbero assassinato in quanto omosessuale.
Demistificare quello che accade, produrre un discorso capace di rompere le logiche dicotomiche (sessualizzate) -etniche, religiose, nazionali- dietro le quali la violenza del capitale si nasconde, è oggi un nostro preciso compito. Il nostro sostegno alla lotta e all’autodeterminazione dei palestinesi parte da qui, mentre proviamo a trasformare lo spazio di questo piccolo angolo di provincia, in cui ci situiamo e che chiamiamo Europa e mentre chiediamo a gran voce che le parole stop apartheid e pace – per tutti i conflitti degli stati nazionali che ci trasformano in carne da cannone del capitale- rientrino dentro l’agenda politica di tutti i movimenti che si pongano come forme di critica e lotta all’esistente.
Siamo palestinesi e siamo istraeliani renitenti alla leva, siamo donne che attraversano un checkpoint e queers in un consultorio occupato, siamo migranti che approdano a Lampedusa, siamo le reti solidali che combattono per il diritto alla mobilità, siamo le precarie, e siamo le occupanti di case, siamo quelle con il mutuo da pagare, siamo le frocie. Siamo quelle che attraversano i confini, siamo tutto, siamo la molteplicità. Stay rebel, stay queer!
No pink washing
Stop the war
Free Palestine
Destroy the apartheid
Queers Without Borders
BellaQueer Perugia