Due anni fa/ Versailles

A proposito dell’espulsione del responsabile della CIA a Berlino da parte del governo tedesco.

Versailles

http://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/2188-elisabetta-teghil-versailles.html

di Elisabetta Teghil

Il primo alleato della Francia socialdemocratica è l’Italia di Monti. L’avversaria dichiarata di entrambe, al di là delle manifestazioni di facciata, è la Germania di Merkel.

Forse, le chiavi di lettura che abbiamo utilizzato finora si rivelano inadeguate per capire quello che sta succedendo in Europa.

Se vogliamo leggere gli avvenimenti europei attuali, dovremmo cominciare da due punti fermi.

Uno ci riguarda da vicino. Monti, alla sua età, fa quello che sa fare e che ha fatto in tutta la sua vita, cioè il funzionario delle multinazionali anglo-americane e l’uomo di fiducia degli organismi sovranazionali che, delle prime, sono espressione ed emanazione.

L’altro è che è in atto una guerra per la ridefinizione dei rapporti di forza fra Stati e multinazionali che vede gli Stati Uniti e l’Inghilterra alleati all’offensiva.

Il motivo occasionale nell’immediato, è il profondo deficit statale e privato che gli Stati Uniti e l’Inghilterra hanno accumulato.

L’altro motivo, quello di fondo, è il carattere specifico del capitalismo che è autoespansivo e che ha bisogno, non solo di distruggere le forme economiche altre, ma anche di sottomettere gli amici/rivali.

Nella realizzazione compiuta dell’autoespansione non ci potrà essere che uno Stato del capitale e una multinazionale per settore o ambito.

Questo è il senso di quello che sta succedendo in Europa, dell’attacco all’Europa, alla sua, sia pur incompiuta, sovranità e della “scoperta” di un debito che pure c’è sempre stato, ma che oggi assume un’importanza che non ha mai avuto nel passato e che, comunque, è irrisorio se paragonato a quello anglo-americano.

La vittoria di Hollande a Parigi sta a Berlino come la caduta di Trebisonda sta a Bisanzio.

L’obiettivo finale è la Germania perché, è vero, è quella che dà l’imprinting all’Europa.

Perciò, disarticolare l’Europa passa, necessariamente, attraverso l’assoggettamento economico della Germania.

Quest’ultima è una potenza economica, ma è un paese occupato militarmente dagli Stati Uniti e i costi delle numerose basi americane sono a carico dei tedeschi, come, del resto, in Italia.

Si vuole sconfiggere la Germania e ,attraverso questa, l’Europa e si portano a pretesto le nequizie del sistema economico e bancario tedesco che terrebbe in scacco e sotto ricatto tutto il resto dell’Europa.

Non sta a noi difendere la Germania, però troviamo stridenti gli argomenti, portati a sostegno dell’attacco nei suoi confronti, di quelli che pure dicono di essere keynesiani, perché, se c’è un paese dove questi principi sono applicati è proprio la Germania. Tradotti in parole povere , stipendi alti e forte presenza del welfare in cambio della pace sociale.

Allora vediamo che il vero contendere è la natura asimmetrica della politica tedesca rispetto agli interessi anglo-statunitensi.

E’ il neoliberismo, forma compiuta ed attuale del capitalismo, che progetta una società sul modello dello Stato/capitale dove le risorse destinate alla collettività, pensioni, sanità, istruzione, ammortizzatori sociali……vengono totalmente eliminate e destinate all’apparato militare e a quello poliziesco.

L’apparato militare rende inesigibile, da parte dei paesi creditori, il credito, l’apparato poliziesco rende irrealizzabile da parte degli oppressi l’aspirazione ad una società più giusta ed equa.

Non solo le cittadine/i dei paesi europei si devono rassegnare, non solo le classi subalterne, ma anche le borghesie nazionali si devono trasformare in borghesia di servizio nei confronti dell’iper-borghesia, questa sì dai tratti aristocratici e sovranazionali, alle dipendenze della versione attualizzata della Versailles che, oggi, è rappresentata dalle multinazionali anglo-americane di cui sono emanazione i rispettivi governi.

La socialdemocrazia, comunque si chiami, ha trasformato i suoi partiti nazionali in agenzie territoriali di queste ultime e i suoi dirigenti in rappresentanti delle stesse.

E’ in atto uno stravolgimento nelle gerarchie sociali.

Le ricchezze dei paesi occidentali saranno depredate e lo strumento della svendita saranno i governi nazionali.

Quelle private saranno travasate ai funzionari/ascari che lavorano nei singoli paesi e lo strumento saranno le agenzie delle entrate e, qui da noi, Equitalia.

Ma il capitalismo è metabolismo sociale.

Per questo, tutto ciò si trasforma in un presunto sentire comune che produce antigermanismo, di cui sono battistrada le protesi delle agenzie statunitensi che producono i fotomontaggi di Merkel vestita da nazista, il tutto accompagnato da tanti, troppi, circoli accademici che, in una profusione di interventi dal linguaggio tecnico e ricchi di grafici, si guardano bene dal raccontare come stanno le cose.

Come andrà a finire? Ho usato un eufemismo.

Chi vincerà?

Non c’è bisogno di fare delle ipotesi più o meno fondate, c’è una sola certezza: vinceranno gli Stati Uniti e il loro alleato inglese.

La Germania ha dalla sua solo la potenza economica. Qualche marxista determinista dirà che nella società capitalista quello che conta è l’economia, dimenticando che la dialettica è marxista e che dietro ogni fenomeno economico c’è un fenomeno sociale e ci sono rapporti sociali.

Gli Stati Uniti, infatti, dominano tutte e cinque le sfere della potenza, politica, economica, militare, tecnologica e culturale.

Questo accerchiamento e isolamento della Germania, gli Stati Uniti lo hanno già iniziato a partire dai paesi europei più atlantizzati come l’Olanda e il Belgio, da quelli con minore densità demografica come la Svezia e la Danimarca, per passare alle tappe intermedie della Grecia e dell’Irlanda.

Il compito del funzionario Monti non è quello di evitare che l’Italia diventi come la Grecia, ma di far diventare l’Italia come la Grecia.

Le attuali difficoltà della Germania sono evidenti nel fatto che, solo l’anno scorso, si era dissociata dall’aggressione alla Libia, mentre ora si dichiara pronta ad aggredire la Siria.

In altre parole, su tutti i fronti, gli USA stanno segnando punti a proprio favore nel cuore dell’Europa.

Hollande, proprio perchè è socialdemocratico, è organicamente nel campo statunitense, secondo il ruolo che la socialdemocrazia moderna si è data, di destra reazionaria e neoliberista.

La Germania della pur liberista Merkel è asimmetrica agli interessi statunitensi.

Qui è l’analogia fra la Libia di Gheddafi, la Siria di Assad e la Germania di Merkel.

I socialdemocratici e riformisti europei di casa nostra sono tutti intruppati pro-Usa e hanno utilizzato e utilizzeranno le bandiere dell’antiliberismo, del neokeynesismo, dell’ecologismo per schierarsi a favore degli Stati Uniti.

Quello che è stato realizzato in Libia e si cerca di realizzare in Siria, si realizzerà, senza utilizzare truppe Nato, mercenari e ascari locali, nei confronti della Germania, costringendola a sottomettersi su tutti i fronti. Basterà aspettare le prossime elezioni che i socialdemocratici vinceranno per la legge del pendolo.

Intanto sarà sufficiente accerchiarla, azzannarla ai polpacci e demonizzarla. Gli Stati Uniti realizzeranno il loro sogno non solo di ritornare alla situazione post seconda guerra mondiale, ma di trasformare l’Europa tutta in un protettorato.

Siamo in questa situazione per via dell’inesorabilità della logica del capitale e va raccontata per quella che è. Era solo questione di tempo che si arrivasse allo stadio attuale, che il dinamismo del sistema si dispiegasse fino a raggiungere anche i rapporti interstatali e l’attuale livello in cui una superpotenza egemone arriva a dominare su tutte quelle meno potenti, per quanto grandi, e ad affermare la sua pretesa esclusiva di essere lo Stato del sistema del capitale.

L’articolazione gerarchico-conflittuale del capitale resta il principio strutturale generale della società in maniera sempre più compiuta e onnicomprensiva man mano che il modello americano si irradia in Europa e che l’Europa si plasma sul modello americano.

Pertanto la forma-Stato si organizza sempre di più come struttura di comando gerarchico al servizio del capitale.

Quindi, la lotta contro il capitalismo, la cui logica è l’accumulazione del profitto, è, ancora una volta, una lotta per le condizioni concrete dell’esistenza e per un controllo sulla produzione della vita sociale.

Per fare questo, abbiamo bisogno di recuperare il fare politico che è stato dileggiato, di recuperare l’ideologia e la lotta di classe che sono state demonizzate e che, attualmente, sono patrimonio solo del capitale.

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