La Parentesi di Elisabetta del 2/04/2014

“Non per piacer mio, ma per dare un figlio a dio”

Una volta le mogli (questa era l’unica configurazione ufficiale permessa) per fare sesso, avevano la camicia da notte con su ricamato “non lo fo per piacer mio, ma per dare un figlio a dio” e nel Gattopardo il protagonista dice di aver avuto dalla moglie sette figli, ma di non aver mai visto il suo ombelico. E poi c’erano le puttane che davano quello che la moglie non doveva dare. Il tutto codificato.

Poi, la socialdemocrazia ci ha detto che il sesso fa bene, che se non abbiamo avuto il primo rapporto in età adolescenziale, bè, c’è qualcosa che non va. Anzi fare il sesso bene (ma che cosa significa farlo bene?) aiuta a lavorare meglio, quindi a produrre di più, a vivere meglio in questa società. E se non è così, bè, è necessario affidarsi ad un esperto/a, sessuologo/a, psicologo/a, perché ,anche in questo caso, c’è qualcosa che non va. E le puttane? La socialdemocrazia le ha fatte diventare sex-workers e le vuole o salvare, come i cattolici, perché, in fondo, lo fanno per disagio sociale e non è colpa loro, oppure codificare, inquadrare, far loro pagare le tasse…così il protettore diventa lo Stato.

Ora, ci dicono, che se non facciamo sesso trasgressivo non abbiamo capito niente, non siamo libere, non vogliamo liberarci, non siamo femministe….

Niente di nuovo sotto il sole: santoni, guru, new age, vegetariani e vegan, pornofemminismo tutte varianti della ricerca su se stessi/e che dovrebbe realizzare il nuovo essere umano e perciò risolvere i problemi dell’umanità.

Al di là delle belle parole che usano…..capitalismo….patriarcato….pornofemminismo….

non c’è nessuna lettura di cosa queste stesse parole significhino politicamente/economicamente/storicamente, altrimenti non farebbero quello che, in fin dei conti e con parole diverse, è il discorso che fa la chiesa da una vita : cambia te stesso/a, fai in modo di avere uno stile di vita diverso e cambierai il mondo ( a partire dalla fame…..!)

Inoltre c’è una condanna delle pratiche usate da chi, da sempre, tenta di ribellarsi, dal salto della scocca, dai picchetti ai blocchi stradali o al sabotaggio della catena di montaggio….tacciate come inutili e desuete perché l’unica arma da usare è il corpo  attraverso il postporno. Oltre tutto la violenza su se stesse per ribaltare la violenza della società mi sa tanto di cilicio cristiano.

E’ come voler andare nelle scuole ad insegnare la convivenza civile per non avere più guerre e femminicidi. Ci insegnano a liberare i nostri desideri sessuali e così non ci saranno più guerre, e oppressori e oppressi/e.

Chiariamo, comunque, una volta per tutte: ognuna /o dovrebbe essere libera/o di prostituirsi o di fare pornografia come e quando le pare, nonché di avere le inclinazioni sessuali preferite. Ma, per favore, non imponiamo un modello al posto di un altro, dato che viene fuori che se facciamo sesso alla missionaria non siamo libere e, magari, rivoluzionarie.

E’ una teorizzazione molto funzionale a questo sistema, al quale non sembra vero di poter incanalare le frustrazioni e il desiderio di una vita diversa nella trasgressione sessuale.

I media danno ampio risalto a queste pratiche

E la definizione dei paesi occidentali come democrazie sessuali è quanto mai azzeccata.

Oltre tutto, ne scaturisce anche una forma di razzismo nei confronti dei popoli o degli strati sociali dove queste pratiche non sono diffuse. Una variante delle Femen secondo le quali se non fai pratica politica spogliandoti non hai capito niente e che guarda caso in questo momento così delicato per l’Ucraina, nel loro paese non si vedono e non si sentono, e sono ricomparse in Turchia.

In pratica il trionfo del modello borghese occidentale, un’applicazione della teoria del pinkwashing in nome del quale si fanno le guerre neocoloniali.

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