“Momento magico”
Il femminismo è nato dalla prassi consapevole di soggetti che intendevano liberarsi e la liberazione di noi tutte è il programma del passato, del presente e del futuro.
C’è stato un momento magico in cui le donne hanno pensato di potersi riappropriare del proprio corpo, della propria sessualità, della propria vita.
E’ durato un anno? qualche anno? un mese? qualche mese?per ognuna è stato un tempo diverso, ma è bastato per prendere su di sé una consapevolezza che è potenza, che è l’aver assunto la certezza che la liberazione può essere, che non è utopia, mito, sogno o follia, ma autonomia e autodeterminazione.
La conoscenza del nostro corpo, dai primissimi timidi tentativi, si è aperta poi a ventaglio, è stata la scoperta della fisicità, la gestione della salute, della sessualità, dei desideri, della mente fino ad una grande e positiva sensazione di onnipotenza, sensazione di poter finalmente decidere di sé e per sé.
Ma, anche, consapevolezza della costruzione sociale del nostro essere e del corpo, per cui esistevano tante immagini esterne della femminilità e del corpo stesso, quante erano e sono le classi e le frazioni di classe.
Quindi, compenetrazione di conoscenze di sé e di conoscenze del “fuori”.
Ma, mentre cercavamo di portare avanti questo percorso di consapevolezza e di utilizzare politicamente le correlazioni che avevamo messo in atto per spezzare l’organizzazione e l’ordine sociale classista e sessista, la risposta del femminismo socialdemocratico è stata ricostruzione dei ruoli e puntello di questo ordine sociale.
E questo processo è stato attuato attraverso appositi grimaldelli: il gratuito, la delega, le esperte e gli esperti.
L’uso strumentale del gratuito ha offuscato e nascosto come in una nebbia la differenza che esiste tra il diritto ad avere i servizi gratuiti da parte dello Stato da cui non si può e non si deve prescindere e il delegare allo stesso i propri spazi di aggregazione e di crescita politica. Oltre all’enorme mistificazione passata attraverso il concetto del “cambiare le Istituzioni dal di dentro”.
L’affidamento di nuovo agli esperti, anzi alle esperte, perché il numero di donne che fanno le psicologhe, le sessuologhe, le psichiatre, le specialiste in senso lato del comportamento… è notevole, ha condotto alla medicalizzazione delle esistenze da un lato e, dall’altro, alla perdita della capacità di conoscersi e riconoscersi in autonomia.
La grande vittoria del patriarcato è di aver stravolto il carattere originario e originale del femminismo e di averlo fatto attraverso la componente socialdemocratica.
La messa in discussione dell’organizzazione sessuata , mette necessariamente in discussione l’organizzazione gerarchica, autoritaria, verticistica da cui, il patriarcato per un verso e il capitale per un altro, non possono prescindere.
Il nostro impegno, quindi, è piccolo e grande allo stesso tempo ma non è merce di contrattazione.
L’obiettivo è la nostra liberazione.