in aborto, femminismo
“Devi scrivere di Giorgiana. Hai un blog femminista”. È vero. Ma sono stanca. Mi sembra che le cose cambino solo in peggio, che non ci sia più la consapevolezza collettiva dell’importanza di certe conquiste. Sono sfiduciata. Magari è solo il mio pessimismo…
È tanto che non scrivo e vorrei scrivere qualcosa sul 12 maggio, su questo 12 maggio o sul 12 maggio 1977, quando Giorgiana Masi è stata uccisa, o su ogni giorno e ogni ora in cui vivo in questo stato che, a parole, garantisce il diritto delle donne ad abortire, mentre, a fatti, complica e impedisce l’interruzione di gravidanza anche nei limiti di una legge, la 194, che dovrebbe garantirne la possibilità e che, grazie alla bella invenzione dei medici obiettori, in maggioranza oramai in molti ospedali e città italiane, la ostacola ogni giorno.
Dovrei forse scrivere anche del Movimento per la vita, a cui viene concesso di manifestare il 12 maggio contro l’aborto, mentre invece non è stato concesso di fare altrettanto alle femministe. Forse dovrei sottolineare che il Movimento per la Vita ha posizioni oltranziste, che ricalcano il suo stesso nome, come se una donna che decide di abortire (o che semplicemente si dichiari pro-aborto) sia contro “la vita” in sé. A me, però, che sono per l’aborto libero, vedi un po’, piace la vita e non solo come egoistico saper vivere, godere, amare e fare quello che mi pare, ma credo anche e sono convinta che la vita di ognuno/a, donna, uomo, bambina, bambino sul pianeta (e non solo qui), se non può essere sorridente e colorata, debba per lo meno essere dignitosa e consapevole, fatta di scelte e non di imposizioni. Mi piace a tal punto la vita che odio le guerre mascherate da “missioni di pace”, che non sopporto di sapere che si muore di fame in molti paesi del pianeta e purtroppo, a volte, anche qui, e mi piace a tal punto la vita che sono contraria anche al capitalismo che arriva, sfrutta e distrugge. Mi piace talmente tanto la vita, infine, che credo che quella di ciascuna donna debba essere rispettata, anche quando sceglie di abortire.
Dovrei insistere sul fatto che la scelta del MpV di manifestare il 12 maggio è stata davvero di cattivo gusto, visto che Giorgiana è stata uccisa proprio quel giorno e proprio in una manifestazione per il diritto all’aborto, che il Movimento pro-life si è appropriato delle nostre date senza rispetto per la nostra vita, le nostre idee e neppure senza rispetto per Giorgiana. Forse dovrei approfondire la potenza economica e mediatica che sta dietro al MpV, rispetto alla visibilità nella società di noi femministe o di quella che hanno le donne che si trovano sbarrate le porte quando chiedono di interrompere una gravidanza.
Tant’è. Le cose ora vanno così.
Tutte le sapete già queste cose. Le avete lette e rilette nei giorni scorsi un po’ ovunque. Le conoscete magari da anni. È sempre uguale a ieri.
A pensarci bene, però, più che con lo sguardo indietro a Giorgiana, queste cose è bene ripetercele con lo sguardo avanti, a noi e alle donne di domani, perché sappiamo, perché continuiamo a ribellarci, perché dobbiamo pretendere di essere libere di scegliere, che una donna non è dello Stato, della Chiesa, del Figlio, del Fidanzato, del Marito, del Compagno, del Mercato… Perché una donna è di sé stessa e perché è.
E, nel suo essere, non può accettare che altri e altre scelgano per lei cosa è meglio per lei stessa. Ce lo dicono i nostri corpi, la nostra testa, le nostre emozioni, la voglia di “esserci” e di non essere schiacciate. Ce lo dice anche la nostra storia.
Poi, a me, Giorgiana piace ricordarla anche un po’ come simbolo per l’oggi. Non per sminuire la donna che è stata (lei, ragazza, che di certo voleva vivere e non morire) o per renderla un’icona da parete, ma perché la nostra storia è anche lei e la nostra storia non si può riscrivere, cancellare, occultare, passarci sopra, come a tanti troppi corpi che non si lasciano controllare, ingabbiare, che non hanno paura e fanno resistenza allo stato delle cose. Amare la vita è anche resistere.