di scateniamotempeste in antifascismo
Siamo scesi in piazza in quasi 10.000 per ricordare Dax. Siamo 10.000 antifascisti.
A volte in questi dieci anni ci siamo sentiti da soli, isolati o in pochi a difendere le nostre posizioni, a dire che il fascismo c’è ancora, che ci sono persone che nel suo nome ancora uccidono e che c’è ancora mascherato da altro, mischiato con altre ideologie, confuso nelle pieghe del capitalismo e, per questo, ancora più pericoloso, perché cela il suo vero volto, perché ti uccide lentamente, togliendoti la possibilità di avere una casa, un lavoro fisso, di fare progetti per il futuro, di vivere dignitosamente.
Eppure, a due giorni dal corteo di Milano del 16 marzo, possiamo dire che eravamo e siamo tanti e che “le nostre idee non moriranno mai”.
E urliamo che non è solo un commemorare ma un guardare avanti, per Dax, oltre Dax, perché questi dieci anni sono stati durissimi anche per chi è rimasto: la repressione, il controllo sociale, la delazione contro “il sovversivo”, pene sempre più severe per i reati di opinione, le condanne per “devastazione e saccheggio”, strumenti tutti tesi a sopprimere il dissenso, le opinioni nette contro la società capitalista… eppure non ce l’hanno ancora fatta, non hanno ancora vinto. Nonostante i passi da gigante che il capitalismo ha fatto nel controllare non solo i corpi ma anche le menti, modellando un nuovo cittadino-suddito, convinto di essere libero, in realtà asservito alle dinamiche del potere e assertivo, ribelle magari nel linguaggio o nelle apparenze ma, in realtà, forgiato ad uso e consumo di chi sta al potere, nonostante tutto ciò, noi non ci siamo ancora cascati e non ci siamo arresi.
Anche questa volta la stampa ha agitato contro il movimento la retorica del violento, dei centri sociali che vanno in piazza per spaccare le banche, utilizzando una chiave di lettura miope, perché oramai è sotto gli occhi di tutti quello che accade nell’Europa della millantata crisi e che la crisi è causata dalle banche stesse e dalla finanza: spazi sempre più ristretti per le libertà personali, l’esproprio di ogni diritto e tutela ai cittadini, il peggioramento verticale delle condizioni di vita, a vantaggio di pochi pochissimi.
Hanno anche provato a dire che l’antifascismo è morto, perché non esiste più il fascismo, ma allora non si spiegano le morti (che restano tuttavia insensate) di Dax, di Renato, di Abba, non si spiegano le retate contro i rom, non si spiegano i ragazzi senegalesi freddati a dicembre del 2011 a Firenze da un militante fascista…
Hanno tentato di dirci che dovevamo arrenderci, che eravamo dei residuati del Novecento, noi e le nostre idee, più morte di che mai, e invece esse sono vive nelle compagne e nei compagni dei licei e dei movimenti studenteschi, numerosissimi al corteo, facce nuove, che ci fanno sperare nel futuro; che sono vive nei volti dei compagni e delle compagne storici, che non si sono mai arresi; di coloro che c’erano anche al corteo del 2003 sotto le parole d’ordine: “Lame e manganelli non è questo il clima che vogliamo”; che sono vive nei sorrisi di persone che non vedevo da anni e sono ritornate anche solo a rendere omaggio ai nostri morti; negli sguardi schivi di chi ho riconosciuto solo per quel colore particolare degli occhi, per una ciocca di capelli, per l’incedere a spalle alte.
Siamo vivi e anche Dax vive assieme a noi