Da “I Nomi delle Cose”
“Quell* che non hanno il genere ma hanno la classe” la rubrica di Denis ogni ultimo mercoledì del mese
Il voto lgbtqi ai tempi dell’omonazionalismo (27/02/2013)
Sul palco di Sanremo abbiamo potuto vedere il video di Stefano e Federico, coppia omosessuale. Non nella sua versione integrale: la parte nella quale si baciavano è stata tolta, per amor di moralismo. In un paese cattointegralista come questo, pare tuttavia che basti veramente poco per scatenare una bufera. Giovanardi, già noto per precedenti sparate lesbofobiche (ricordo che a inizio 2012 ha affermato che un bacio lesbico sarebbe non troppo diverso dal pisciare per strada) sostiene che questo sia uno spot “abusivo” a favore di Vendola in periodo di par condicio; si richiama alla “società naturale fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna” (quando bisogna giustificare un’oppressione, è sufficiente fare affidamento sul concetto di natura, costrutto che non ha niente di naturale e tutto di culturale). Raffaele Zanon e Alberto Romano Padrina, entrambi facenti parte di “Fratelli d’Italia”, il primo candidato al Senato e l’altro alla Camera, fanno un video di risposta, nel quale campeggia la frase «Vota con la testa e con il cuore, non votare con il culo. Noi amiamo le donne e in particolare Giorgia Meloni». Peccato per loro che la Meloni insieme a Guido Crosetto sia corsa al riparo, realizzando a sua volta un video dove si dissocia dai due e dalla loro omofobia. Curioso che a dire ciò sia proprio la stessa persona che è ammanicata con Casapound (certamente non nota per le istanze arcobaleno), che fino a poco prima era alleata con Berlusconi, il quale afferma a cuor leggero che se in Italia non c’è l’eutanasia legale, il matrimonio gay, la fecondazione eterologa è tutto merito della sua coalizione. Sempre in tema di esibizionismo, anche una coppia, di Forza Nuova, ha pensato bene di fare ancora un altro video, il cui slogan è “Noi Romeo e Giulietta, voi Sodoma e Gomorra”. Sarebbe bene far loro presente che sia Romeo che Giulietta sono morti suicidi, e che se proprio vogliono essere i paladini dell’eteronormatività, dovrebbero imitarli anche in questo.
Giocando con le parole, si può dire tutto e il contrario di tutto. E’ possibile dire che si accetta l’omosessualità, purchè non la si ostenti (frase che tradotta significa: fai quello che vuoi, ma non osare rivendicare nulla), che chi si arrabbia di fronte a dichiarazioni omofobiche è “isterico” e sostanzialmente moralista, nonchè espressione di un paese “intristito” e che l’omofobia, in sostanza, ce la siamo inventata noi poveri cretini che non sapremmo cogliere il suo superbo umorismo (così dice Zanon: a detta sua, tra l’altro, non sarebbe affatto omofobo bensì starebbe solo difendendo i “valori” della “famiglia naturale”), paragonandoci infine al Braghettone (similitudine infelice, poiché, a differenza di tanti timorati di dio, la vista di un nudo non ci turba affatto). Si calcolano le idee di questa gente in base a formalità e aria fritta. In sostanza, però, tutto cambia per non cambiare nulla: in campagna elettorale sono tutti capaci a piazzare nei programmi intenzioni per recuperare il voto delle anime belle, matrimoni (ma sì, legittimiamo un’istituzione reazionaria, piuttosto che fare in modo di slegare le nostre necessità da un’unione), candidati arcobaleno, e tante altre belle cose.
Come se l’aria non fosse già satura dell’autoritarismo del “romanticismo” mainstream ( il quale, riassunto in un dialogo, potrebbe essere così: “Vuoi essere per sempre il mio buco e la mia lavapiatti? Giuro che indorerò la pillola con tanti adorabili bimbi chiassosi e una cultura che giustifica questa inenarrabile stronzata” “Oh, sì, per sempre”) ci sono un po’ ovunque manifesti che si rifanno all’amore, amore ovunque, di qui, di là, siamo tutt* innamorat*, guai al sesso occasionale, guai alla promiscuità, guai alle eventuali non-monogamie; purché ci sia il consenso e la consapevolezza di tutte le parti coinvolte, chiaro: molto meglio mettersi le corna ed avere qualche ex partner da demonizzare in virtù del perpetuare gabbie, piuttosto che stare tutti insieme felicemente e apertamente, se è questo ciò che desideriamo. E invece no: bisogna assolutamente continuare a sguazzare nel cattolicesimo e nelle retoriche dominanti anche se in salsa lgbtiq: uniti per sempre, evvai. Ai tempi dell’omonazionalismo, votiamo chiunque ci prometta qualcosa che con ogni probabilità non si farà e se si farà non sarà comunque una conquista vera, o qualcosa di realmente utile; proponiamo manifesti in cui facciamo emergere un soggetto politico “gay” normato perfetto e attraente secondo i canoni di bellezza che impone la società, bianco, di classe media, preferibilmente maschio e possibilmente non transgender (non è un caso se nelle tante campagne che si fanno, manca il tema dell’identità di genere). Per fortuna c’è chi vuole dividersi, essere individualità, e non annullarsi in nulla. Sia esso lo stato, il capitalismo, il patriarcato. Oppure la coppia.
Denis