Guai ai vinti!
Ci sono compagne e compagni che, fra pochi giorni, saranno rinchiuse/i in carcere.
Uno di loro è già nel carcere di Rebibbia a Roma.
Per gli altri/e la vita è un filo sottile che si può spezzare in tempi brevissimi perché le ragioni della non esecuzione immediata della condanna, sono aggiustamenti contingenti. La sentenza è, comunque, definitiva.
Sei,dieci, dodici, tredici, quindici…….non sono noccioline, sono anni di vita.
Sono stati condannati/e per “devastazione e saccheggio” cioè, in sostanza, qualche vetrina rotta. Ma, si sa, la proprietà privata, per questo sistema, vale più di una vita.
E’ stato detto “ingiustizia è fatta” con riferimento al confronto di queste condanne con quelle, risibili, per la mattanza alla Diaz, decretate qualche giorno prima, per le istituzioni in divisa.
Ma troppe/i dimenticano che le leggi sono fatte da uomini e da donne che hanno già fatto una scelta di campo e che la tanto sbandierata legalità non è altro che la sanzione formale e giuridica dei rapporti di forza tra le classi.
La legalità è legittimità riconosciuta, la violenza legale è, pertanto, l’unica violenza legittima.
Troppe/i dimenticano che lo scopo principale della polizia non è combattere la così detta “delinquenza comune”,e sorvoliamo anche sul concetto di delinquenza comune, ma conservare il potere a chi lo ha e mantenere questa società con le sue ingiustizie e le sue violenze.
Per questo, le istituzioni in divisa, oltre allo stipendio, hanno anche dei benefit e, fra questi, il più importante è quello dell’immunità e dell’impunità.
La violenza legale, oggi, è così diffusa e permea la società così tanto che non si può ricorrere ad un’analisi che la legga come un’inevitabile anomalia che appare ogni tanto in un corpo socialmente sano.
Questa violenza, così generalizzata, così insistente, ci parla del male che affligge questa società. Così il discorso sulla violenza finisce col mostrare la verità dell’attuale condizione umana, il vero volto di una società che produce oppressi/e e ingiustizie.
Allora si capisce che il vero destinatario delle martellanti dichiarazioni e campagne contro la violenza non è il /la manifestante, ma sono le azioni e quanto queste sono testimonianza.
Allora si capisce che le condanne inflitte alle compagne e ai compagni di Genova 2001 sono una vendetta e un monito. Guai ai vinti!
Queste condanne equivalgono alle teste mozzate, di medioevale memoria, infilate sulle picche alle porte delle città per anni e anni perchè nessuna e nessuno osi più pensare che un altro mondo è possibile
E nella sua impudenza, il dominio non vuole la sconfitta delle rivolte, che dà per scontata, dati i rapporti di forza, ma pretende addirittura che non si faccia il tifo per le stesse.
E’ ossessivo il ricordare che la rivoluzione riposa nel cimitero della storia, ma questo continuo ritorno sul tema, sia pure per sottolinearne l’inattuabilità, conferma come sia un tarlo ed un fantasma per la borghesia.
Ma,nonostante la repressione, le guerre neocoloniali, le campagne mediatiche ed accademiche e , perchè no, gli scongiuri, l’immensa speranza che un giorno tutto questo possa cambiare non è venuta meno. Questo filo che si dipana attraverso i secoli e i continenti non è stato mai tagliato e meno che mai ci riusciranno adesso.
GLF-Gruppo di Lavoro femminista-Roma
contro i Cie e contro il controllo sociale