Allarme Rosso 20/ Il cervello umano come “materiale da laboratorio”

Il cervello umano come “materiale da laboratorio”

da ilrovescio.info

[…] eccoci alla commercializzazione delle prime «Intelligenze Biologiche Sintetiche», cioè di «cellule cerebrali umane derivate da staminali» e «coltivate su un chip di silicio dotato di una griglia di microelettrodi». Con l’immancabile squillo di trombe: saremmo così vicini «all’alba di una nuova era in cui computer e cervello saranno termini intercambiabili». Il cervello umano come materia prima di un cyber-mondo da cui espellere gli umani: il capitolo ultimativo della «guerra alla sussistenza» con cui si è imposto il capitalismo.

L’idea di Cortical Labs: l’intelligenza artificiale fatta con neuroni veri

Al Mobile World Congress di Barcellona, la startup australiana ha lanciato il CL1, il primo biocomputer disponibile commercialmente: potrebbe segnare una nuova era nell’informatica

Un po’ defilato tra smartphone e antenne 6G, al Mobile World Congress di Barcellona quest’anno c’era anche il piccolo stand di Cortical Labs. Mentre sotto i riflettori finivano robot e auto elettriche superveloci, la startup australiana aveva in mostra solo una serie di scatolotti bianchi e verdi, che però potrebbero segnare una svolta nella storia dell’informatica. O nella storia e basta.

Un computer vivente

Fondata a Melbourne nel 2019 dal medico Hon Weng Chong (CEO) e dal ricercatore Andy Kitchen, la startup costruisce computer viventi, dove circuiti di silicio e neuroni umani coltivati lavorano insieme.

L’idea è semplice: invece di simulare un cervello umano su un chip di silicio, usare cellule biologiche reali come “hardware” di un computer. Reti neurali, insomma, ma di veri neuroni. Nei primi anni, il team di Cortical Labs – composto da esperti in neuroscienze e informatica – ha sviluppato prototipi in cui neuroni di topi e neuroni umani derivati da staminali sono cresciuti su microchip con migliaia di elettrodi. Questi elettrodi fungono da ponte tra il mondo biologico e quello digitale: possono stimolare elettricamente i neuroni e allo stesso tempo registrare l’attività elettrica prodotta dalla rete di cellule cerebrali. In questo modo, i neuroni sentono segnali dal computer e possono reagire, permettendo una comunicazione bidirezionale uomo-macchina del tutto nuova.[…]

https://www.repubblica.it/tecnologia/2025/03/09/news/l_idea_di_cortical_labs_una_rete_neurale_fatta_di_veri_neuroni-424052662/?callback=in&code=MMZHOWQ2YJYTNZC3NI0ZNJE2LTHHYWITNJZKMTZLZWE1N2JH&ref=RHLM-BG-P27-S5-T1&state=e944c3ac147946f28aab671691c83f7d

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Allarme Rosso 19/ ReArm Europe!

Approvato dal parlamento europeo il piano di Ursula von der Leyen <ReArm Europe>che prevede investimenti in armi e infrastrutture relative per 800 miliardi di euro nei prossimi quattro anni.!

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Le parole sono importanti

Riceviamo e pubblichiamo/ Tutta la nostra solidarietà e vicinanza!

NOSTRO COMUNICATO SULLA SENTENZA DI APPELLO PER IL PROCESSO CONTRO UN COMPAGNO E UNA COMPAGNA DELL’ASSEMBLEA PERMANENTE CONTRO IL CARCERE E LA REPRESSIONE DI FRIULI E TRIESTE

Le parole sono importanti

In questo inizio di 2025, vogliamo dare una notizia significativa rispetto ai tempi in cui viviamo.

Ci riferiamo al fatto che lo scorso 25 febbraio la corte d’appello di Trieste ha confermato due condanne per un compagno di Trieste e una compagna di Udine colpevoli di non aver usato mezzi termini nella solidarietà ai rivoluzionari prigionieri e nella lotta contro il carcere. Condannati per delle parole di troppo, insomma.

Il 23 novembre 2019, durante un partecipato corteo per la giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne, nel centro storico di Udine, il compagno prese il microfono e svolse un corposo intervento, per legare molti e diversi argomenti in un unico principio, la solidarietà di oppressi e sfruttate contro il potere e il dominio. In particolare, diede solidarietà a 7 compagni anarchici di Trento e Rovereto, che si trovavano ancora sotto limitazione della libertà e in attesa della sentenza di primo grado (che era prevista per il 5 dicembre 2019) con l’accusa di terrorismo per alcuni attacchi (incendi e danneggiamenti) contro le filiali di Unicredit, una sede trentina della Lega e apparati dell’esercito e di Eni. Affermò che, chiunque avesse fatto quelle azioni, aveva fatto bene, perché colpire responsabili di sfruttamento, guerra e razzismo è giusto e necessario. Noi non abbiamo dimenticato che, a quel punto, alcune componenti della manifestazione abbandonarono platealmente il corteo, prendendone in seguito le distanze, le stesse componenti che oggi ritroviamo opportunisticamente a lamentarsi per il ddl sicurezza. Il 29 dicembre 2019, in un’intervista resa a RadiAzione durante un presidio sotto il carcere di Udine, la compagna denunciò la condizione di abbandono sanitario dei detenuti, facendo il cognome della responsabile dell’area sanitaria del penitenziario, la dottoressa Bravo.

La procura di Udine costruì un pericolante impianto accusatorio contro l’Assemblea a partire proprio da questi due discorsi – dunque semplicemente da parole pronunciate senza mezzi termini – per finire poi a portarli a giudizio rispettivamente per apologia di attacchi a banche e sedi politiche e diffamazione nei confronti del medico. La causa materiale di questa inchiesta era che la nostra attività incrociava e sosteneva lo scoppio delle proteste e la situazione di incipiente rivolta del carcere provinciale friulano, che infatti esplose di lì a poco con l’emergenza sanitaria generale legata al covid-19 nel marzo 2020.

In primo grado, il 1° giugno 2023 (i tempi si sono dilatati anche a causa di una bizantina deviazione per la Corte costituzionale) il tribunale di Udine condannò il compagno a un anno e la compagna a una multa di 3600 euro.

Ora, in appello la sentenza è stata confermata, al netto di una conversione in pena pecuniaria di oltre 14 mila euro per il compagno e una lieve diminuzione della sanzione alla compagna.

Si tratta di una sentenza paradigmatica dei tempi, soprattutto alla luce del decreto sicurezza alle porte, che introduce il reato di “terrorismo della parola”. Il decreto “elmetto-manganello”, come è stato giustamente denominato in virtù della firma del ministro della difesa accanto a quelle dei ministri dell’interno e della giustizia, impone un contesto dove ogni critica al consenso guerrafondaio e ogni presa di posizione in solidarietà con i prigionieri rivoluzionari deve essere colpita. Il messaggio che si vuol far passare è rendere sempre più difficile prendersi la parola in termini sostanziali, strapparla a chi occupa in tutta la sua estensione lo spazio pubblico, dire le cose come stanno. Secondo sbirri e giudici, nessuno deve più osare neanche parlare della necessità di attaccare le banche che fanno credito ai colossi del complesso militare-industriale-energetico, oppure parlare di guerra in termini disfattisti, rivoluzionari e solidali con chi passa all’azione diretta.

Purtroppo per loro, anche per noi le parole sono importanti. Per loro sono penalmente rilevanti, per noi sono rilevanti nel definire la realtà di sfruttamento, oppressione e guerra imperialista che stiamo vivendo e nel sostenere chi osa combatterla. E con questo abbiamo detto tutto. Andremo avanti, nonostante tutto, a chiamare le cose come stanno e a schierarci dalla parte di chi, dalle parole, ha la forza di passare ai fatti.

Assemblea permanente
contro il carcere e la repressione
del Friuli e di Trieste

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Palestina:il vero volto delle Smart City/ i podcast tutti da ascoltare!

Riceviamo e pubblichiamo i podcast degli interventi agli incontri di Bologna e Ravenna del 26 e 27 febbraio <Immagina il futuro della tua città>

TRAILER DELLE ASSEMBLEEhttps://antifascistecontroilpass.noblogs.org/smart-city-e-guerra/

INTERVENTO DI MASSIMO (Aacgp Bologna)https://archive.org/details/massimo_202503

INTERVENTO DI FABRIZIO (Aacgp Bhttps://archive.org/download/massimo_202503/massimo_202503_archive.torrentologna)https://archive.org/details/fabrizio_202503

INTERVENTO DI CLAUDIO (Lavoratori Autorganizzati Ravenna)https://archive.org/details/claudio_202503

INTERVENTO DI FRANCESCA (ricercatrice di Trento)https://archive.org/details/francesca_202503

INTERVENTO DI ALESSIO (Miracolo a Milano)https://archive.org/details/alessio_20250307

Blog di Aagp – Assemblea Antifascista contro il green pass

Palestina smart city: gli interventi

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La città punitiva

La città punitiva

da osservatoriorepressione

Panchine anti-bivacco, dissuasori lungo i marciapiedi, luci al Led nei centri commerciali per scoraggiare gli adolescenti: l’architettura ostile, in nome del decoro, ridisegna le città reprimendo i comportamenti e scoraggiando chi non consuma a vantaggio delle élite privilegiate

di Tommaso Gori da Jacobin

Hai mai notato come alcune panchine abbiano i braccioli posizionati al centro o come i marciapiedi davanti ai negozi siano dotati di punte metalliche? Contrariamente a quanto potrebbe sembrare, elementi di questo genere non hanno una funzione decorativa e i braccioli non sono pensati per offrire maggiore comfort. Questi dettagli urbani sono il risultato di precise scelte progettuali riconducibili a quella che viene definita «architettura ostile».

I dissuasori a punta lungo i marciapiedi, gli spuntoni incastonati nei portoni, le panchine anti-bivacco progettate per impedire alle persone – spesso senza fissa dimora – di riposare negli spazi pubblici, persino le fioriere disposte in file ordinate davanti ai negozi. Tutti questi stratagemmi compongono l’’architettura ostile,  impossibile da ignorare una volta che la si nota.

Uscendo dalla stazione di Roma Termini, saltano subito all’occhio le nuove panchine anti-bivacco collocate in piazza dei Cinquecento. L’intervento, realizzato da FS Sistemi Urbani con fondi destinati al Giubileo, è stato ufficialmente inaugurato il 14 gennaio 2025 dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. FS Sistemi Urbani è la principale società incaricata della «valorizzazione» del patrimonio immobiliare ferroviario dismesso in Italia. Pur essendo formalmente privata, opera con fondi pubblici e, invece di destinare questi spazi a progetti di utilità sociale, li inserisce nel mercato immobiliare seguendo logiche speculative.

Tra gli interventi effettuati da FS Sistemi Urbani, spicca l’installazione di nuove panchine in marmo, sulle quali sono stati montati divisori in ferro per impedire alle persone senza fissa dimora di riposare nell’area. È sempre più evidente che siamo benvenuti negli spazi pubblici solo se ci muoviamo in fretta e spendiamo soldi. Il risultato è quello di città più frenetiche in cui vengono meno i momenti per la riflessione collettiva o per gli stessi incontri casuali. Continua a leggere

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Domenica 9 marzo a Fiumicino/Contro la privatizzazione del mare!

Domenica 9 Marzo ore 11:00 a Fiumicino

Ci vediamo tuttə al *PIAZZALE DEL VECCHIO FARO!

Domenica 9 Marzo ore 11:00

Ci vediamo tuttə al *PIAZZALE DEL VECCHIO FARO!*
Contestiamo a gran voce il torto che stiamo subendo, saremo per strada a farci sentire. Porta un ombrellone, l’asciugamano, il pallone e i racchettoni per fare diventare il piazzale una spiaggia!!
Vi chiediamo di esserci in massa, fatelo per voi stessi e per la vostra comunità. È il momento di creare una contestazione reale, massiccia e partecipata..non possiamo più delegare o rimandare!!

Ora più che mai è il momento di essere unitə e determinatə nel ribadire che se c’è un estraneo sulle nostre spiagge è la Royal Carribean, che abbiamo un solo mare e non vogliamo porti a renderlo privato e invivibile.

*Agire adesso è determinante per il futuro di domani!!*

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8 e 9 marzo /a Pontedecimo e a Sanremo contro ogni galera!

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8 marzo 2025/ nodi da sciogliere per capire il presente

<La memoria femminista degli anni settanta  ingarbugliata e tradita / nodi da sciogliere per capire il presente>

Stiamo attraversando  un momento politico-economico-sociale veramente problematico. Il capitale sta cambiando la società dalle fondamenta e può permetterselo perchè con un lavorio di anni ha scombinato e travisato completamente i riferimenti politici degli oppressi/e  compresi quelli del movimento femminista. Il panorama di guerra sul fronte esterno attraverso dichiarazioni addirittura esplicite, manifestazioni di piazza dell’arco costituzionale in favore del riarmo,  approvazioni di finanziamenti per le armi e l’esercito europeo astronomiche, si lega indissolubilmente alla creazione di una società fatta di gabbie visibili e invisibili in cui i subalterni sono costretti ogni giorno di più ad una velocità impressionante: dalla digitalizzazione imperante che monitora ogni nostra scelta, azione e movimento alla creazione di veri e propri ghetti urbani, dai tentativi di condizionare perfino le nostre emozioni e di mettere le mani sui corpi nei modi più disparati per piegarli ai desiderata del sistema di potere.

In questo quadro devastante il femminismo non esiste, a parte alcune sacche di resistenza silenziate e marginali, ha perso completamente i riferimenti di fondo che dovrebbero guidare la lotta delle donne trasformata ormai invece in un emancipazionismo collaborazionista che sostiene di fatto gli obiettivi del potere. Come è stato possibile?

Proviamo ad usare la memoria per cercare di capire come può essere successo.

1)DELEGA E AFFIDAMENTO/ “VIOLENZA” POLITICA

clicca qui

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics /giovedì 6 marzo 2025

Zardins Magnetics di giovedì 6 marzo 2025

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓”Il popolo domanda la terra e la libertà!” Una serie di contributi sull’idea di rivoluzione – terzo frammento
✓Qualcosa sulle cattive ragazze e sul varcare/fregare i confini

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
https://radioondefurlane.eu/

Riascolta le trasmissioni passate:
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

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8 marzo 2025/ Danzare in una gabbia? NO GRAZIE!!!!

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8 marzo 2025/ dalla Francia con le donne che lottano e resistono

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Omaggio a Barbara Balzerani, “cattiva ragazza”.

Omaggio a Barbara Balzerani, “cattiva ragazza”.

<Le brave ragazze vanno in paradiso le cattive dappertutto>

Elisabetta Teghil

Ci ho messo un po’, un anno intero, per poter scrivere su Barbara, un grande dolore lascia spaesate. Io sono femminista, Barbara no. Discutevamo spesso e quando le facevo presente che capiva con grande chiarezza l’oppressione che ci scaricano addosso lei mi diceva non mi cucire etichette in cui non mi riconosco! Si, è vero, non era femminista, ma aveva una sensibilità acuta e particolare riguardo all’oppressione delle donne che veniva fuori nei suoi scritti e nei discorsi che facevamo insieme, in ogni momento, in ogni passo, sia che parlasse della sua storia familiare

“Prima gli uomini!…” sentenziava mia madre riferendosi ai piatti da riempire. Difficile, ogni volta, non temere di rimanere senza nulla da mangiare. Così, tanto per abituarci, noi femmine, ad aspettare e non pretendere.[1]

o dell’esperienza di lavoro politico nelle borgate romane

Mi tornano alla mente le donne con cui, nei primi anni settanta, ho condiviso quelle lotte, che quasi sempre erano anche momenti di socializzazione, quando non di festa. Specie nelle occupazioni, dove il vivere insieme rompeva con la staticità del quotidiano di ciascuna e si poteva coltivare l’illusione che niente sarebbe tornato come prima. Quando arrivava il momento in cui tutto si concludeva, il primo bilancio che quelle donne facevano comprendeva sempre il dover fare i conti con l’imminente perdita di quel momento di sospensione del loro isolamento nelle quattro mura domestiche. E questo poco e male compariva nel giudizio politico circa il successo o meno della lotta appena conclusa, perché non toccava allo stesso modo tutti e tutte, nonostante molto si dicesse circa il portare la rivoluzione fin dentro la testa e il cuore di ognuno. [2]

sia che ci raccontasse della sua lunga carcerazione

Dicevate delle donne che ammazzano i mariti, anche quello è un aspetto particolare del carcere italiano: sono poche e sono quelle che si beccano condanne terribili cioè molto alte. A parte noi che eravamo le lungo degenti della situazione, quelle che venivano subito dopo erano loro, come se appunto fosse uno dei delitti più gravi che una donna può commettere. Ed erano tutte donne, per lo meno quelle che ho conosciuto io, che erano arrivate in questo tipo di situazione per assoluta impossibilità di continuare in quella maniera. Se chiedevi “ma perché non hai divorziato?” ti guardavano come a dire “ma di che cazzo parli?”, non avrebbero avuto mai il coraggio di lasciare il marito, ammazzarlo si, ma lasciarlo no. E la cosa più incredibile è che dopo averlo fatto…in modi piuttosto cruenti devo dire, non gli avevano semplicemente tirato un foro in testa …con strumenti arcaici …in quel momento evidentemente la brocca ti parte! Donne veramente maltrattatissime che, quindi, nel momento in cui decidono di fare una cosa del genere la fanno con tutti i sentimenti… però il giorno dopo tornano ad essere le donne di prima, questa era la cosa che mi incuriosiva. Come se ci fosse stato un piccolo episodio terribile, però loro non erano così di natura, era che quel testa di minchia le aveva portate ad una esasperazione veramente impossibile da sopportare. Quello che era assolutamente evidente era che queste donne dai tribunali erano state massacrate, le pene più alte che io abbia visto, poi sono arrivate le donne di mafia, ma molto dopo.[3]

La storia della sua vita è esemplare. Mi hanno sempre colpito le vite di tante e tanti compagne e compagni delle Brigate Rosse per la rispondenza tra percorso di vita e presa di coscienza politica.  La famiglia proletaria, la madre operaia, la comprensione delle differenze sociali fin da piccola nella quotidianità della vita di tutti i giorni, gli studi in prima generazione, la fuga dal paese, la scoperta di Roma, la presa di coscienza politica lucida e consapevole, gli anni settanta bellissimi e totalizzanti, la speranza e la possibilità di costruire un altro mondo. Ho trovato nelle sue pagine e nella sua vita stralci della mia, mi sono sentita raccontata dalle sue parole più di quanto io stessa potessi immaginare. Poi il carcere, la forza, il coraggio, la tenacia e la coerenza, la comprensione dei cambiamenti senza mai perdere la lucidità politica, Barbara ci ha lasciato un patrimonio di pensieri su cui riflettere.

Ha saputo sempre scegliere da che parte stare, cosa non affatto scontata anche per chi ha fatto scelte politiche importanti per un tratto della propria vita. Molti/e si sono persi.

Il suo ultimo libro Respiro è un testamento personale e politico. L’intrecciarsi della sua malattia con il periodo pandemico, le scelte repressive dello Stato, le coercizioni e gli obblighi vaccinali, la divisione delle persone in soggetti di serie A e di serie B, la lotta contro il green pass, contro lo scientismo, contro il classismo spietato messo in atto dal potere…tutto questo le è stato subito chiaro e ce lo ricordano le sue parole

Quel percorso di liberazione, dove ancora trova rinnovato terreno di esercizio, riannoda i legami nelle comunità che la società mercantile non riesce a uniformare alla sua autodistruzione. Con la pratica del sabotaggio. A difesa dalla devastazione dei territori. Per l’applicazione della legge del mare. Per l’inventiva di forme societarie di buon vivere che aprano le gabbie della segregazione individualistica. Perché le parole riprendano a dire l’inammissibile. Lì dove le competenze sappiano di sapere collettivo, a integrazione delle diverse conoscenze. Dove non ci sia lavoro comandato ma libera attività umana. Dove l’esperienza pratica sia attestato di scuola di vita. Dove la tradizione sia risorsa fuori dal tempo e permanga come fonte inesauribile di senso. Dove possano ancora avere valore la mutualità e la gratuità. Dove la piramide in cui la produzione digitale ha frammentato il lavoro e reso immateriale il vivere sociale mostri infine le sue crepe.

Dove l’antico gesto simbolico di sollevare il peso dalle spalle di chi non ce la fa riesca a risanare. Dove la rotta verso l’isola che non c’è sia ancora immaginabile.

Dove lo Stato e i padroni scontino l’impotenza.[4]

Dura quando era necessario, determinata quando bisognava esserlo, gentile, affettuosa, sensibile con chi amava, le persone care e gli oppressi tutti/e a ricordarci che

Quando si intenderà superato il limite di ogni pazienza? Quanto ancora rimandare la pratica del conflitto necessario e possibile? Quanto per decidere che il tempo sia scaduto? […] dalla pandemia alla guerra, un abbinamento di paura e propaganda ha fatto stragi di morti e di verità[5]

A me piacciono le piante da fiore, a lei piacevano le piante grasse. Ma come fanno a piacerti tanto, le dicevo, io non riesco a entrarci in sintonia, sempre uguali a se stesse…Si, mi diceva, ma sono solide e ferme, radicate a terra, sopportano vicissitudini e intemperie, come gli oppressi, sono pronte a difendersi e a resistere, hanno le spine, ma poi in una sola notte spunta un fiore enorme, coloratissimo, nella sorpresa generale. E quel fiore spunterà di nuovo potente, dirompente, bellissimo quando meno il potere se lo aspetterà.

Barbara ora fa parte della Storia. Sarà impossibile dimenticarla anche per il potere, lo dice chiaramente il livore con cui ha reagito alla sua morte, sarà sempre una spina nel loro fianco, lì a ricordare che, sì, si può cambiare questo mondo, si può fare. Ci riproveremo ancora, è solo questione di tempo.

[1] B. Balzerani, Compagna luna, Feltrinelli 1998, p.55

[2] B. Balzerani, Compagna luna, Feltrinelli 1998, p.58

[3] Coordinamenta femminista e lesbica, I ruoli, le donne, la lotta armata/Questioni di genere nella sinistra di classe, autoproduzione, 2015 p.33

[4] B. Balzerani, Respiro, DeriveApprodi  2023,p.88

[5]  Ibidem p.70

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Trento, 4 marzo: Libertà per Stecco e Juan, contro guerra e repressione

Trento, 4 marzo: Libertà per Stecco e Juan, contro guerra e repressione

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Mestre 2 marzo ore 15/ Assemblea pubblica dopo la manifestazione del 1 a Venezia

ASSEMBLEA PUBBLICA
DOMENICA 2 MARZO ORE 15
TUTTI IN PIEDI
PIAZZA CANOVA 1, MESTRE

Tra una fragile tregua a Gaza, il proseguimento dei bombardamenti israeliani sulla
Cisgiordania e sui palestinesi di rientro da Siria e Libano, e il conflitto tra NATO e Russia
che continua a infuriare in Ucraina, i venti di guerra non accennano a fermarsi. Mentre –
con l’elezione di Trump – il serpente imperialista statunitense cambia pelle (ma non
abitudini), i Paesi europei si avviano alla guerra contro la Russia con una cecità da
sonnambuli (tra reintroduzione della leva obbligatoria in Francia e altrove, alternanza
scuola-lavoro nelle basi NATO in Italia, distribuzione di opuscoli bellicisti e allargamento
dei cimiteri in Svezia e Norvegia…)

Si tratta anche – e forse soprattutto – dell’occasione per per costruire un complesso scientifico-militare-industriale europeo (con Fondazione per l’Italia – ex Fondazione MedOr di Leonardo SpA – tra i protagonisti principali), indispensabile alla società del controllo e della guerra permanente in cui siamo già immersi. Mentre conferma il proprio sostegno furioso e incondizionato al genocidio dei palestinesi, il governo Meloni cerca di far passare un DDL elmetto e manganello (il primo pacchetto sicurezza della storia firmato anche dal Ministero della Difesa) che vorrebbe far piazza pulita di ogni lotta. Il messaggio non potrebbe essere più chiaro: «in guerra non siprotesta. Si obbedisce». Ma il fronte di chi dice Signornò si allarga, ele proteste si moltiplicano.

Non c’è mai stato tanto bisogno come adessodi un movimento contro la guerra e il suomondo. Dentro e fuori dalle università, lemobilitazioni per la Palestina – che devonocontinuare fino alla fine dello Statocolonizzatore sionista – potrebbero esserne ilprimo embrione. C’è bisogno, in questo senso,di fare tesoro delle esperienze accumulatenell’ultimo anno e mezzo, per prepararci allelotte che ci attendono nell’immediato futuro.

Di tutto questo discuteremo con l’assemblea  SABOTIAMO LA GUERRA

Scarica la chiamata mestre 2 marzo

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Venezia 1 marzo 2025/ con la Palestina fino alla fine

Riceviamo e pubblichiamo

“La manifestazione per la Palestina a Venezia, a Piazzale Roma :”Per la Palestina, a fianco della resistenza fino alla fine,contro la fondazione Med Or complice, Finmeccanica, e tutte le aziende e i governi complici del genocidio in Palestina”e’ stata caricata, un compagno ora in stato di fermo.Nello stesso momento Striscioni, bandiere sono apparse in una Venezia agghindata a festa per il Carnevale.Ora il corteo si è trasformato in un presidio davanti alla questura di Venezia per chiedere la liberazione immediata del compagno”.

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