Sabato ore 19 /per RAMY /piazza dell’Immacolata

Già lo sapevamo: sono stati i carabinieri

https://l38squat.noblogs.org/

È la storia di questa società; ti costringe a degli standard di vita che non puoi permetterti, poi ti sfrutta, opprime, ti sperona e ti ammazza. Basterebbe questo, non servirebbe aggiungere altro. Infatti mercoledì è successo lo stesso a San Lorenzo, i carabinieri inseguono un ragazzo nero sospettato di aver rubato al supermercato: lo buttano a terra, lo circondano e lo arrestano.

È la storia di una società che fra la proprietà privata e la vita sceglie sempre la prima. Una società che classifica la vita delle persone sulla base del reddito, del colore della pelle, del genere. Le donne vengono uccise a centinai ogni anno; le vite dei neri contano meno. Ci sono persone di serie A e persone di serie B, è la storia di questa società.

È la storia di un ragazzo come ce ne sono tanti, la maggioranza nel mondo, che per vivere si deve arrangiare come può, perché non c’è chi gli spiana la strada per fare il medico, l’ingegnere o il pagliaccio in parlamento. È la storia di una parte del mondo che resiste a una che opprime.
Sono stati i carabinieri, che per difendere la legalità, la proprietà privata, che per perseguire il loro senso di giustizia per cui gli è stata data l’uniforme, hanno ammazzato un ragazzo e ne hanno arrestato un altro. La vita delle persone razzializzate vale meno, meno di un ALT dei carabinieri, meno di una collana da 300 euro, meno di qualunque cosa al supermercato.

È la storia di una società che continua a ripetere che fino a qui va tutto bene. Vorrebbe far credere che la caduta è sempre più avanti e che fino a qui tutto sommato è andata bene. La caduta non sono i 90 suicidi nelle carceri, perché in fondo in Iran si sta peggio; la caduta non è un ddl che nega anche le forme di protesta pacifiche, perché in fondo i tempi bui sono quelli passati, il fascismo è passato; la caduta non è neanche la guerra ai poveri che viene fatta nelle città con le zone rosse o, ancora prima, murando le strade per complicare la vita a chi ci vive (vedi termini). E così la caduta non è una società che ha fatto dell’università un luogo dove si produce la guerra, del mediterraneo un cimitero, dei palestinesi che resistono una popolazione da sterminare e dei lager nelle nostre città come luoghi necessari per controllare i flussi delle persone che non hanno il giusto documento. Vogliono far credere che questo è il migliore dei mondi auspicabile.

La caduta allora non sarà neanche questa volta, neanche la vita di Ramy basterà a far vedere che la società è già precipitata, e che queste non sono altro che le conseguenze all’atterraggio. Perché il tribunale condannerà il singolo e assolverà la legalità; come fa il carcere: punisce chi ruba ma non combatte la povertà, chi stupra ma non risolve la cultura dello stupro.

Lo sapevamo prima e lo ridiciamo adesso: è stata la società. Classista, razzista, patriarcale.

Ci vediamo sabato 11 gennaio ore 19 a piazza dell’immacolata.

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 9 gennaio 2025

Zardins Magnetics di giovedì 9 gennaio 2025

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓ “Se vivi, vivi libero oppure muori in piedi, come gli alberi”. Sull’occupazione dimenticata del Golan da parte di Israele
✓ Ancora intorno alla GPA

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
https://radioondefurlane.eu/

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Allarme Rosso 17/ Obbligo di iscrizione nelle liste di leva dei Comuni

Obbligo di iscrizione nelle liste di leva dei Comuni: a quale guerra ci stiamo preparando?

da Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università

Sono arrivate all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università numerose segnalazioni di bandi comunali disseminati sul territorio nazionale in cui si provvede ad aggiornare le liste del servizio di leva: a Vaglia (FI), a Trevignano Romano (RM), ma anche a Catania, a Siracusa e in tante altre città e paesi di cui sono arrivati in redazione i bandi in pdf.

A livello giuridico, anche se il servizio di leva obbligatorio è stato sospeso, corre l’obbligo di iscrizione nelle liste di leva comunale di tutti gli idonei, in cui vanno inseriti i nomi proprio di chi si trova a compiere 18 anni. Fino al 2004, infatti, tutti i ragazzi al raggiungimento dei 18 anni di età dovevano rispondere al servizio di leva obbligatoria, ma dal 2005 nasce l’esercito professionale e così la leva obbligatoria viene momentaneamente sospesa fino a nuove disposizioni.

Potrebbe verificarsi in ogni caso il ripristino dell’esercito non professionale mediante apposito decreto del Presidente della Repubblica dopo deliberazione del CdM, in un particolare caso, cioè qualora il personale in servizio e professionale non fosse sufficiente. Il relativo chiarimento si lega all’art. 1929 del Codice dell’ordinamento militare mediante il quale il governo si metterebbe al riparo con una eventuale convocazione dello stato di guerra (art.78 Costituzione) in relazione all’appartenenza ad una organizzazione internazionale (ONU o NATO) e così si giustificherebbe l’aumento del numero delle Forze Armate e il reclutamento obbligatorio.

In realtà, la procedura amministrativa che è stata segnalata è obbligatoria e devono sottostarvi tutti gli enti locali, procedendo alla verifica dell’iscrizione nelle liste della leva di tutti i giovani a partire dal compimento dei 17 anni di età, infatti dal gennaio 2025 è partito il bando per i nati nel 2008. A ben vedere, l’istituzione dell’obbligo a compilare le liste di leva e ad aggiornarle annualmente con i nominativi dei ragazzi che via via si avvicinano alla maggiore età è arrivata proprio quando è stata eliminata la leva obbligatoria, ma nei fatti la questione era rimasta sottotraccia e gli uffici preposti negli enti locali sono stati progressivamente svuotati.

Ora, per iniziativa del governo, torna in auge la necessità di aggiornare le liste e di diffondere la notizia a scopi propagandistici. Si dice che non serva a fini di reclutamento, ma la tempistica dovrebbe invece indurre a una seria riflessione, alla quale l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università non può sottrarsi. Continua a leggere

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Il “Pignarul” della Befana contro la guerra!

Dalle compagne friulane il “Pignarul” contro la guerra!

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Ieri al presidio /Stop alla collaborazione ANP-Israele

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Sabato 4 gennaio/Stop alla collaborazione ANP-Israele!

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 2 gennaio 2025

Zardins Magnetics di giovedì 2 gennaio 2025

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

<Messa alla tortura, la Natura tace>>. Digressioni sui pasticci della ricerca scientifica scientista

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
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Allarme Rosso 16/ L’Ucraina capitola, ma la Nato è sorda

L’Ucraina capitola, ma la Nato è sorda

di Fabio Mini  https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/29514-fabio-mini-l-ucraina-capitola-ma-la-nato-e-sorda.html

Ultimo sfregio a Kiev – La catena di comando dell’Alleanza atlantica pianifica la continuazione della guerra assegnando ai vari Paesi membri i compiti e fissando quante e quali risorse ognuno di essi deve dedicare alla difesa

Con l’intervista al quotidiano Le Parisien, il presidente Zelensky ha dichiarato la capitolazione militare dell’Ucraina. Nel nostro piccolo, l’avevamo annunciata tre anni fa, durante l’invasione, senza palla di vetro ma con un filo di ragionamento. Sarebbe bastato quello a evitare all’Ucraina mezzo milione di soldati eliminati e 10 milioni di cittadini scappati all’estero. La media di 14 mila soldati e 280 mila cittadini perduti, al mese, per anni. Ed è questo dato nudo e crudo che oggi dovrebbe far ragionare chi sta decidendo la continuazione a oltranza della guerra. Ma in quei giorni Zelensky e chi lo appoggiava dandogli armi e idee fantasiose e disastrose, ma comunque criminali, non volevano ragionare. Per questo siamo stati imbottiti di stupidaggini a tutti i livelli, mentre si tenevano opportunamente nascoste tutte le vulnerabilità di una nazione approntata e addestrata per la guerra nei venti anni precedenti, una guerra impari contro i suoi stessi cittadini. Una guerra militare e paramilitare, di polizia e bande armate contro i cittadini autonomisti e una guerra civile contro tutti i russofoni, ma anche i romeni, gli ungheresi e i carpatici: vale a dire buona parte dei cittadini ucraini e la quasi totalità di quelli del Donbas e della Crimea.

Nel 2004 gli estremisti neo nazisti ucraini aiutati dagli americani avevano preso il potere con una percentuale irrisoria di voti elettorali. Allora iniziarono i pogrom antirussi e i capi di Stato coccolati dagli occidentali dicevano: “Noi avremo case e lavoro, loro no; i nostri figli andranno a scuola, i loro no e resteranno a marcire nelle cantine come topi”. Questo è stato il programma dei vari governanti sostenuti dai neonazisti. Oggi quei personaggi non sono scomparsi e nessuno di loro ha versato una goccia di sudore in guerra. Ancora oggi dicono e fanno le stesse cose. Nel frattempo la catena di comando della Nato sta già pianificando la continuazione della guerra assegnando ai Paesi membri i compiti da svolgere e fissando quante e quali risorse ognuno di essi deve dedicare alla difesa propria e a quella collettiva. Difesa che, ovviamente, visto che il nemico è chiaro può anche prevedere l’attacco preventivo. Continua a leggere

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ Edizione anticipata!

Zardins Magnetics di giovedì 26 dicembre 2024 in edizione anticipata!

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

VOCI CONTRO LA GUERRA

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
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Venezia: perquisizioni domiciliari per delle azioni dimostrative contro il ticket d’accesso

Perquisizioni domiciliari effettuate dalla digos a Venezia per delle azioni dimostrative contro il ticket d’accesso

di CDA Anca No 

All’alba di una giornata di metà novembre, tre compagne a Venezia sono state svegliate dal nucleo antiterrorismo della Digos per un’operazione di perquisizione simultanea in grande stile. Decine di poliziotti sono stati impegnati nella ricerca delle armi del presunto atto criminoso: vestiti neri, bombolette di colore bianco, cappelli da baseball e dispositivi tecnologici in cui cercare i segreti di una notte, quella dell’8 giugno scorso, durante la quale alcune persone hanno deciso di opporsi con un’azione dimostrativa all’introduzione del ticket d’accesso a Venezia.

Il ticket è stato presentato da chi governa la città come utile a “gestire il turismo”, mentre a molti è apparso chiaro fin dall’inizio che si tratta di uno strumento per avere saldo controllo su chi si trova sul territorio comunale. Questo provvedimento reintroduce frontiere interne che, lungi dal contrastare la turistificazione della città, la consolidano, trasformando Venezia in un museo a cielo aperto con accesso a pagamento.

Davanti a ciò, nei mesi della fase di sperimentazione di questa misura, si sono registrate manifestazioni di contrarietà in varie forme e modalità. Tra queste, quella dell’8 giugno, quando, come riportano i giornali, alcuni banner pubblicitari sul ticket d’accesso di tessuto sono stati imbrattati e strappati.

Diciamolo: un’azione dalla portata devastante, danni incalcolabili, una città in ginocchio. Se non ci fosse da piangere, ci verrebbe da ridere: del tessuto macchiato o tagliuzzato può davvero essere motivo valido per una perquisizione che ha coinvolto più di 40 agenti di polizia in quella giornata? Senza contare i precedenti pedinamenti e incursioni nella vita privata delle persone indagate.

Da questa semplice, e molto veneziana, storia, ci sembra importante trarre alcune brevi riflessioni da condividere: Continua a leggere

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Vale per Monza, vale per Manhattan

Vale per Monza, vale per Manhattan

da ilrovescio.info

Difficilmente un omicidio poteva suscitare una più vasta approvazione sociale di quello attribuito a Luigi Mangione. Analizzando l’impressionante fenomeno di vera e propria acclamazione in corso negli Stati Uniti (decine di migliaia di messaggi di sostegno, magliette, cappellini, spille, canzoni con le parole “deny, defend, depose” e “Free Mangione”, raccolte di fondi per le spese legali dell’accusato, boicottaggio del McDonald’s in cui è stato arrestato…), un consulente del “Network Contagion Resarch Institute” ha scritto queste righe gustose: «L’uccisione di Thompson viene accolta come una specie di segnale d’inizio di una più ampia guerra di classe».

Per comprendere un tale fenomeno bisogna capire innanzitutto chi era l’ammazzato.

Solo l’anno scorso, UnitedHealthcare, di cui Brian Thompson era l’amministratore delegato, ha fatturato 22 miliardi di dollari di profitti fatti letteralmente sulla pelle di milioni di persone. I maggiori azionisti di UnitedHealth sono il gigante della gestione patrimoniale Vanguard, che detiene una quota del 9%, seguito da BlackRock (8%) e Fidelity (5,2%). Le tre formule standard – rese celebri dai proiettili con cui Thompson è stato tirato giù dalle spese – attraverso le quali la società nega la copertura assicurativa per le cure mediche non valgono soltanto per interventi chirurgici particolarmente costosi. Quel “deny” è una risposta automatica per un sacco di gente e ogni giorno. Lontano dai quartieri di lusso, in quegli ectoplasmi che non sono né campagne né città, ma hinterland in mezzo al deserto, commesse, pulitori, operai, rider fanno la fila per entrare in farmacie indistinguibili dai supermercati, con la guardia armata all’entrata, in cui tutto – persino il dentifricio – è chiuso a chiave dietro il vetro. Finita la fila, un addetto «che emana quel sottile sentore di ammoniaca che fa pensare a una malattia endocrina» comunica che il farmaco prescritto dal medico non può essere consegnato perché manca l’autorizzazione preventiva da parte della compagnia assicurativa. Aggiungiamoci anche il sentimento di essere delle cavie per l’industria farmaceutica (e per Big tech). Pensiamo per esempio alle terapie digitali, la cui commercializzazione è stata autorizzata dalla Food and Drug Administration nel 2017. A spingere la gente ad accettare farmaci-software dotati di nano-sensori attraverso i quali il “tele-medico” può “monitorare” l’attività neuropsichica e metabolica, è spesso il ricatto di evitare in tal modo una polizza assicurativa più cara. In maniera più prosaica, dei dipendenti pubblici si trovano costretti ad indossare un fit bit (un orologidigitale che misura il numero di passi), altrimenti la UnitedHealthcare di turno può decidere di non assicurare chi ha una vita considerata non sana sulla base dei dati forniti da quel fit bit… Continua a leggere

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/giovedì 19 dicembre 2024

Zardins Magnetics di giovedì 19 dicembre 2024

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

La vita messa a valore?
L’esproprio dello spazio, del tempo, del lavoro?
Lo stato di guerra?
NO grazie!

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
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Venezia, 19-21 dicembre: Sabotiamo la guerra!

Riceviamo e pubblichiamo

Venezia, 19-21 dicembre: Sabotiamo la guerra! Corteo contro Leonardo e assemblea pubblica

In questi primi giorni di dicembre, la guerra mondiale ormai in pieno svolgimento ha subito brusche accelerazioni. In pochi giorni, l’avanzata dei “ribelli” ha portato al crollo del regime di Assad, con il plauso di tutto l’Occidente che in tempo record riabilita una fazione scissionista di Al Qaeda (da “terroristi tagliagole” a “islamici moderati” e interlocutori politici). Intanto, l’esercito sionista invade il territorio siriano e procede a distruggerne le infrastrutture militari. Uno scenario in rapida evoluzione e ancora difficile da districare, ma che marca un ulteriore allargamento del conflitto in Medio Oriente. E se in Libano prosegue una fragile tregua, a Gaza le bombe sioniste continuano a massacrare famiglie intere.

In Europa, mentre la disfatta ucraina è sempre più palese – tanto che anche i media mainstream iniziano a parlare della diserzione dilagante –, i partiti con posizioni contro la guerra mietono ampi successi elettorali ma trovano la strada sbarrata, come sta succedendo in Romania e Georgia, e il centro del vecchio continente sprofonda nella crisi politica (ed economica) segnata dal recente crollo dei governi tedesco e francese.

Negli Stati Uniti, i colpi di coda dell’amministrazione Biden sembrano chiarire l’intenzione neoconservatrice di rispondere al crollo della loro egemonia trascinando il mondo intero in un conflitto sempre più irreversibile e sempre più vicino allo scarto atomico. E mentre l’ostilità alle politiche del binomio Biden-Harris è stata resa lampante dalla schiacciante vittoria del diversamente guerrafondaio Trump, gli sfruttati sempre più sfruttati degli USA acclamano Luigi Mangione, presunto uccisore del CEO di una multinazionale di assicurazioni sanitarie, salutato come vendicatore. La temperatura nel cuore dell’impero sale.

Man mano che il vortice della guerra globale si espande, le varie potenze globali e regionali sono costrette a gettare la maschera. Il campo si sgombra: sfruttati contro sfruttatori. Agli oppressi rimane una sola strada, per quanto impervia: trasformare il caos seminato a piene mani dagli USA (e non solo…) in una possibilità di riscossa e rivoluzione.

Mobilitarsi per ostacolare i piani di guerra dei padroni di casa nostra è il primo passo. Per questo il 19 dicembre saremo a Tessera (Venezia), al corteo contro lo stabilimento di Leonardo SPA che produce elicotteri da guerra, e il 21 dicembre ci troveremo a Venezia con un’assemblea pubblica per discutere di questi temi.

Corteo: inceppiamo la guerra!

19 dicembre
Ore 11:30
a Tessera (Venezia)
Ritrovo di fronte alla Chiesa Parrocchiale, fermata Tessera Triestina (bus 5/15)

Assemblea Pubblica

21 dicembre
ore 14:30
Tuttinpiedi, Piazza Canova 1, Mestre
L’assemblea Sabotiamo la guerra è uno spazio di coordinamento nato per alimentare una mobilitazione internazionale e internazionalista contro la guerra.

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In vita di Luigi Mangione

In vita di Luigi Mangione

di Algamica*

https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/29448-algamica-in-vita-di-luigi-mangione.html

6757d7ef095b3.jpegPer chi da sempre è impegnato idealmente in una lotta politica capita, un giorno sì e l’altro pure, commemorare morti sul lavoro oppure martiri che difendevano la causa degli oppressi e sfruttati, quando non addirittura giustiziati dalle forze di polizia di Stati democratici. Lo continueremo a fare con una certa sofferenza anche se lo abbiamo messo da sempre in conto.

In queste scarne note invece vogliamo spendere qualche parola e richiamare l’attenzione su Luigi Mangione in vita che ha compiuto un gesto “eclatante” negli Usa, che ha buttato e continua a buttare scompiglio fra i ben pensanti. Il perché è presto detto: sta riscuotendo non solo comprensione, che sarebbe, per così dire, nell’ordine delle cose in modo particolare se parte in causa in modo diretto, ovvero parente di un malcapitato che ha dovuto subire un torto da parte dell’ucciso, in questo caso tal Brian Thompson Ceo della divisione assicurativa di United Healthcare. Ma non in questi termini stanno i fatti, perché Luigi Mangione sta riscuotendo uno sconfinato plauso, forse anche inaspettato in modo particolare sempre dai benpensanti, che pone più di un interrogativo, in modo particolare perché il “killer di New York”, come viene definito dalla grande stampa assoldata dai vari establishment, non è un clochard, un barbone, un nero, un alcolizzato in preda ai fumi dell’alcool, un terrorista islamico, uno jihadista, o qualcuno sotto cura di qualche centro di igiene mentale e via di questo passo. No, ma si tratta di un giovane bianco di 26 anni, bello, ricco, laureato niente di meno che in ingegneria elettronica, che ha frequentato scuole di altissimo prestigio e di una famiglia di alto rango. Non solo, ma – chiosano i pennivendoli – «con un manifesto politico anticapitalista» dicono lor signori «nel quale rivendica il suo atto violento scrivendo: “Mi scuso per i traumi creati ma andava fatto, bisognava eliminare questo parassita”».

Lo scompiglio fra i ben pensanti non sta tanto nel gesto, figurarsi poi negli Usa dove si succedono stragi di chi spara all’impazzata “nel mucchio” proprio perché la società vive di rapporti economico-sociali capitalistici totalmente impersonali, dove perciò, è difficile se non impossibile arrivare al reo.

Ma i commentatori interessati vedono lo scompiglio nella motivazione per un verso e nella natura del soggetto che si è reso responsabile del reato. Due fattori che destano veramente preoccupazione. Perché non di uno squilibrato, sul quale pure andrebbero capite comunque le cause, ma di un pezzo di giovanotto di ottima famiglia e con motivazioni anticapitaliste. Dunque che sta succedendo nel paese più democratico, più ricco, più evoluto, più emancipato, più progredito, più militarizzato del mondo? C’è di che pensare, e lor signori si preoccupano per davvero, perché quando vogliono sanno anche leggere fra le pieghe dei fatti, e se si preoccupano vuol dire che percepiscono che si addensano nubi nere all’orizzonte, non solo negli Usa ma anche nella nostra Italia dove le strutture sanitarie sono avviate verso lo stesso percorso degli Usa. Perché Velia Alvich, sempre dal Corriere della sera, si meraviglia se si sviluppa negli Usa « […] quella (assurda) simpatia per il killer »? e perché «Una mattina gli americani si sono svegliati e «hanno scoperto di essere dalla parte di un killer»? O ancora «Una causa così sentita che alcuni utenti hanno deciso di attaccare vitualmente la sede di McDonald’s nel centro di Altoona, in Pennsylvania doma Mangione è stato arrestato ». Insomma cosa sta succedendo veramente in questa fase del modo di produzione capitalistico se nel paese più democratico del mondo le nuove generazioni scendono in piazza contro il genocidio dello Stato di Israele per difendere le ragioni del popolo palestinese e un giovane bianco e di buona famiglia programma e uccide un Ceo, lo rivendica con un Manifesto giustificandolo in nome dell’anticapitalismo? Continua a leggere

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Giovedì 19 dicembre/Laboratorio di cartografia decoloniale

Riceviamo e pubblichiamo

Laboratorio di cartografia decoloniale

Giovedì 19 dicembre vi aspettiamo a partire dalle 18 per svolgere insieme un’attività laboratoriale aperta a tutt3 di cartografia decoloniale.
Il laboratorio propone un’esplorazione collettiva delle relazioni di potere che si materializzano nelle mappe, con un’attenzione particolare ai dispositivi digitali che ci fanno sentire conness3.
A partire da riflessioni e condivisioni sugli strumenti cartografici cercheremo di mappare le interdipendenze e le asimmetrie di potere globali che passano attraverso smartphone, PC e dispositivi digitali. Quanti grammi di materiali preziosi ci accompagnano nella vita di tutti i giorni? Da dove vengono? Dove se ne vanno quando per noi diventano scarti? Come resistere agli oligopoli tecnologici e alle pratiche estrattiviste?
Per una riflessione collettiva su questi interrogativi a partire dagli strumenti cartografici, ci vediamo giovedì nella biblioteca transfemminista dell’Auro e Marco (📍Viale dei Caduti Nella Guerra di Liberazione, 268).

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