“Ladri di bambini/e”
Elisabetta Teghil
Un adolescente calabrese, figlio di un presunto boss della “Ndrangheta”è stato tolto alla famiglia d’origine dal tribunale dei minori di Reggio Calabria ed affidato ad una comunità per minorenni.
Prima ancora che escano le motivazioni, le stesse sono già state esplicitate dalla Questura reggina.
Dice quest’ultima ”nessuna affettività nella decisione dei giudici”, ma “un’alternativa culturale” e, tenetevi forte, “una misura per arginare, in via preventiva, il fenomeno mafioso”.
Senza parole!
La polizia segnale, la magistratura sentenzia, quali sono i valori culturali validi e gli ambienti in cui si cresce in maniera sana ed equilibrata.
C’era stato già il precedente di quel minore, simpatizzante di Rifondazione Comunista, che era stato sottratto, per questo motivo, da un tribunale siciliano, alla madre su richiesta del padre.
Oggi vale per Rifondazione Comunista e per la “Ndrangheta”, ma la strada è aperta a tutte/i quelle/i che, a vario titolo, verranno etichettate/i negativamente.
Naturalmente femministe, lesbiche, comuniste e via andare son ad alto rischio. Già, oggi, le cifre dei bambini/e strappati/e alle famiglie Rom è altissima tanto da portare le donne a non denunciare situazioni di violenza e le donne detenute hanno, di fatto, come pena accessoria la sottrazione dei figli.
La polizia deborda dai compiti istituzionali ed infligge per via amministrativa il Daspo ai tifosi ed è l’unica autorizzata ad interrompere un avvenimento sportivo, decisione sottratta ai giudici di gara e delegata al funzionario responsabile di PS.
Si è introdotto il principio che qualcuno/a si arroghi il diritto di decidere per noi quello che è bene e che è buono con criteri che hanno la pretesa di essere universali e assoluti.
Una violenza, questa sì, che fa impallidire la cultura dell’ipse-dixit.
Siamo in pieno, inquietante, delirio di onnipotenza. Si interviene in maniera preventiva violando spirito e sostanza della legge che deve essere applicata sempre a fatti accaduti.
E’ il trascinamento dallo Stato di diritto allo Stato etico in piena cultura nazista.
Naturalmente i primi destinatari sono i poveri/e perché, guarda caso, il loro status è sempre foriero di comportamenti etichettati come illegali.
Il patto sociale , che si reggeva sulla divisione dei poteri e sul ruolo di servizio delle Istituzioni tutte è saltato. La prepotenza delle Istituzioni è l’unica legge, con buona pace delle prefiche della non violenza e delle vestali della legalità a prescindere, che si rendono complici della” tecnica del pretesto” che consiste nel prendere spunto da questo o quell’avvenimento, che colpisce l’opinione pubblica, per fare passare scelte reazionarie e limitative della libertà personale.