Quando l’ideologia si spaccia per storia…

di Nicoletta Poidimani  https://www.nicolettapoidimani.it/?p=2264

I pennivendoli nostrani, si sa, insistono col riscrivere la storia della Palestina facendola partire dal 7 ottobre 2023, servi fedeli di una narrazione falsa che mira a rimuovere quasi un secolo di oppressione coloniale sionista voluta e appoggiata dai paesi capitalisti e dall’Inghilterra in primis.

La riscrittura ideologica e falsificante della storia, ormai diventata uno sport nazionale, investe ogni ambito. È lampante il tentativo di cancellare la verità di ogni resistenza e di ogni rivolta, per quanto parziale.

È il caso, ad esempio, di un articolo del 2006 ripubblicato oggi su Repubblica on line dedicato al movimento “omosessuale” – e che non si dica mai anche lesbico e trans, mi raccomando! – in Italia. L’autore, un giornalista che scrive articoli e libri di cucina (ah, ecco…), fa risalire la nascita di tale movimento a Torino. Complimenti!

Come io e Paolo Pedote abbiamo ricordato già anni fa nella Prefazione di We Will Survive! Lesbiche gay e trans in Italia (Mimesis 2007, poi ripubblicato nel 2020) il primo atto di rivolta gaya avvenne il «5 aprile del 1972, quando un gruppo di militanti del Fuori! e di altri collettivi venuti dall’estero, irrompendo in un congresso di sessuologi a Sanremo, mise a nudo l’omofobia dei saperi dominanti e diede il via ad un processo inarrestabile di visibilità militante anche nel paese del “Si fa ma non si dice”».

1972 a Sanremo, caro il mio esperto di gastronomia

Sorge il dubbio che ciò che al signor Trabucco «docente di giornalismo» [!!!!] interessava realmente raccontare (e a Repubblica ricordare) in questo articolo di malastoria gaya, fossero la protesta di Pezzana a Mosca e quella di Francone a Teheran. Rimuovendo, ovviamente, sia la critica militante al pregiudizio psichiatrico che divenne visibile nel ’72 a Sanremo, sia ciò che avvenne in Italia nel 2000, quando il Vaticano si scagliò contro lo svolgimento del World Pride a Roma nell’anno del guibileo.

Mi spiace per Lei, signor Trabucco, ma siamo ancora vive/i e siamo ancora qui, per ricordare, testimoniare, documentare. Il mondo, per altro, si estende ben al di là dei confini della Sua Torino…

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