9 MAGGIO 2024 | H 19 | GIARDINI POZZO davanti alla Palazzina Einaudi, corso Regina 64
(in caso di pioggia l’iniziativa sarà spostata a Radio Blackout, via Cecchi 21/a)
UNIVERSITA’ E’ GUERRA
Presentazione opuscoli da Venezia, Trento e Torino
con Collettivo SUMUD, Progetto Palestina e un compagno da Trento.
A seguire discussione aperta.
Bar benefit liberefrequenze RadioBlackout.
Questo incontro vuole essere una occasione per conoscere e divulgare alcune esperienze concrete di opposizione alla guerra e i ragionamenti da cui sono mosse. I contesti geografici, le azioni messe in campo e le matrici teoriche possono essere differenti, ma vi è una caratteristica in comune: le strutture da attaccare, identificate nelle Università e nel sapere scientifico, in quanto parte integrante del dispositivo bellico.
Unito, il Politecnico di Torino, l’Università Ca’ Foscari di Venezia e l’Università di Trento, casi specifici da cui si rende evidente una forma generale, incarnano un modello di produzione materiale e culturale che perfeziona e catalizza la logica della guerra, rivolta sia ai nemici interni, che all’esterno dei confini statuali. La presentazione di opuscoli scritti da studenti a Venezia, Trento e Torino vuole quindi fare emergere il ruolo che l’Università come istituzione e quindi nodo fondamentale di un sistema di rapporti sociali riveste nella continua produzione e riproduzione della guerra nei luoghi in cui viviamo. Dire università e sapere scientifico è dire guerra.
Che l’ambito della ricerca e dell’istruzione sia un terreno centrale su cui si sta giocando la partita della mobilitazione generale alla guerra lo dimostrano tanto le mosse della controparte – basti pensare alla pervasiva presenza di Leonardo in ogni ambito del mondo universitario – quanto i blocchi e le contestazioni portati avanti negli ultimi mesi da studentx, e in parte da ricercatorx, docenti e personale tecnico e amministrativo, che individuano nelle università italiane un tassello fondamentale delle guerre in corso e in particolare del genocidio perpetrato dallo Stato d’Israele a Gaza e del polverificio ucraino. Momenti di rottura rispetto alla ordinaria normalità delle relazioni tra Accademia e mondo bellico, dove l’indistinzione tra civile e militare palesa con evidenza la guerra come elemento distintivo del mondo in cui viviamo. L’università pervasa da logiche aziendali è al servizio dell’industria militare, garantendo alle aziende del settore e agli eserciti di reggere la competizione internazionale nello sviluppo di tecnologie all’avanguardia, aumentando profitti e controllo. Ricerche “innovative” da sperimentare in città e in campagna con ricadute dirette sulle pratiche della guerra interna ed esterna, partecipazione dei rettori alla Fondazione Leonardo Med-Or, partnership scientifiche con il complesso militare-industriale italiano e israeliano, Corsi di Laurea organizzati in collaborazione con Forze Armate e dell’Ordine, revisionismo storico, ideologia tecnocratica somministrata nella “offerta formativa”, presenza pervasiva dei tutori dell’ordine e dei sistemi di sorveglianza nei luoghi di studio.
Per provare a toccare tutti questi punti, presenteremo, assieme a chi li ha scritti, diversi opuscoli da Venezia, Trento e Torino che analizzano Ca’ Foscari, UniTrento, Polito e Unito, facendo emergere l’istituzione universitaria nella sua costitutiva internità al paradigma bellico e pertanto irriformabile.
Il pensiero inevitabilmente va anche ai campus statunitensi (ma anche parigini), in cui il più significativo movimento di protesta studentesco degli ultimi decenni si sta spendendo con forza contro il genocidio palestinese ad opera dello Stato israeliano. Proteste bollate come espressione antisemita prima, represse con taser, gas lacrimogeni e centinaia di arresti poi. Nel tentativo di fermarle lo Stato ha anche re-introdotto la didattica a distanza. Un dettaglio non da poco, che riporta alla memoria la narrazione bellica “contro il virus”, che ha sdoganato qualunque tipo di dispositivo e strumento prescritto alla popolazione. Ai tempi la mobilitazione generale era contro una malattia, oggi per una guerra totale sempre più guerreggiata anche a queste latitudini. Gli strumenti messi in campo sono adattati allo scopo. La guerra si spoglia di tutti quei tratti di discrezione in cui le dottrine politiche pretendevano confinarla: militare/civile, interno/esterno, pace capitalista/guerra guerreggiata. Ecco quindi che il “dual use” si palesa come arma ideologica per confondere, legittimare e pacificare.
L’Università non va dunque letta come ambito a sè stante, settoriale, ma come dispositivo integrato alla mobilitazione totale nella nostra città. L’Università che produce “innovazione” bellica, l’industria che produce armi, mezzi, componenti per la morte, la scuola che produce reclute e cultura gerarchica, i luoghi di detenzione che neutralizzano ciò che è eccedente e refrattario: la guerra non è qualcosa di astratto, lontano ed incorporeo, è qui in Piemonte e a Torino. Una città la cui economia è divisa tra grandi eventi e industria della morte e dove un ruolo importante gioca proprio il comparto industriale-militare-scientifico dell’areospazio, con un fatturato intorno agli 8 miliardi di euro l’anno, retto da aziende quali Leonardo, Iveco, Avio, Collins, Thales Alenia, ALTEC e indotto, insieme al Politecnico e all’Università di Torino. Per questo ci auguriamo che questo incontro raccolga l’interesse dei tanti che in questa città desiderano opporsi concretamente alla guerra e che sia occasione di rilancio per ulteriori pratiche e ragionamenti.
Per il sabotaggio, per la diserzione, per una prospettiva disfattista, che rinunci a salvare brandelli di ciò che c’è, ma abbia il coraggio di rifiutare la mobilitazione totale e staccare la corrente dell’energia bellica.
Dalle 19 presentazione degli opuscoli a cura di:
Collettivo SUMUD da Venezia
Un compagno da Trento
Progetto Palestina da Torino
A seguire discussione aperta
Bar benefit Radio Blackout