A mani nude e a volto scoperto? di Elisabetta Teghil

A mani nude e a volto scoperto?

Elisabetta Teghil

Le stesse soggettività, più o meno, che hanno organizzato la manifestazione del 15 ottobre dello scorso anno, ne hanno indetta un’altra per il prossimo 27 ottobre.
L’appello ricorda da vicino la Lettera d’intenti del PD/PSI/SEL che è così generica da poter essere sottoscritta da tutti/e.
E, siccome, nella divisione capitalistica del lavoro politico ,gli organizzatori hanno il compito di gestire la dissidenza e l’alterità politica , hanno introdotto una serie di parole d’ordine tanto accattivanti quanto prive di sostanza.
Una volta il problema era Berlusconi, adesso è Monti, non è mai il neoliberismo, versione attuale del capitalismo.
Perciò, il 15 ottobre, avremmo dovuto dare una spallata a Berlusconi per mandare al governo Monti, adesso dovremmo darla a Monti per mandare al governo Bersani e per avvicinarci alla realizzazione compiuta, in questo paese, dei dettami neoliberisti.
Perché è questo che si propongono i partitini della così detta sinistra radicale reggicoda del PD.
Per essere più suadenti hanno messo nell’appello tutto ed il contrario di tutto, comprese le abusate “pace, giustizia ,democrazia”. Si sono dimenticati il Sud che in Italia ci sta sempre bene nei discorsi dei politici di ogni risma e colore.
Ma non si facciano illusioni, potranno risolvere i loro problemi personali,  ottenere qualche seggio in parlamento e, magari, qualche poltrona da sottosegretario/a ma, in questa stagione, non contano niente. E, questo, due volte, rispetto al progetto neoliberista e rispetto al movimento che hanno sempre usato come truppa cammellata.
La manifestazione del 27, sta alla politica generale come Se non ora quando? sta al femminismo.
Non solo sono organici al neoliberismo, ma di questo, sono i rappresentanti in partibus infidelibus.
I governi a guida PD li abbiamo già sperimentati e abbiamo verificato che sono la forma più compiuta di realizzazione del progetto neoliberista.
Non a caso, le multinazionali anglo-americane fanno il tifo, e qualcosa di più, per i governi a guida PD.
I partitini, che sperano di portare in dote al futuro governo la gestione del movimento, hanno già l’alibi per il comportamento che avranno e che è già scontato: saranno costretti “poverini” a non fare quello che avrebbero voluto fare e voteranno di tutto e di più perché “è il male minore”.
L’appello per la manifestazione del 27 ottobre sembra scaturito da un’organizzazione della sinistra statunitense. Non c’è nessun riferimento alla lotta di classe. Ma Occupy Wall Street almeno ce lo ha detto chiaramente che non può fare riferimento a nessuna memoria e storia delle lotte e del pensiero perché sarebbe subito etichettato e, in questo modo, è già sconfitto.

I promotori della manifestazione, come realisti più realisti del re e, in questo caso, come neoliberisti più neoliberisti delle multinazionali anglo-americane, non fanno riferimento alla classe, alla lotta di classe e all’ideologia, riservando queste categorie solo al capitale e privando di questi strumenti di liberazione gli oppressi.
In definitiva, è un documento fortemente spoliticizzato che ci ricorda i libri di storia degli accademici anglosassoni che parlano sì della Storia, senza omettere quasi niente e anche con approfondite ricerche alle spalle, ma, di fatto, estirpano la politica, ma, impropriamente, perché quando “non si fa politica”, si fa politica in maniera assordante.

Per non farsi mancare niente, i promotori della manifestazione del 27, in un’esaltazione demagogica e populistica, parlano, riferendosi alla conclusione a piazza San Giovanni, di una grande assemblea popolare ”…ove si possa liberamente discutere di come dare continuità alla mobilitazione”.
Siamo in piena cultura cattolica, San Giovanni prende il posto di San Pietro e gli oratori il posto del papa.
Dopodichè, arriviamo all’arroganza. Ci dicono…” promuoviamo una manifestazione chiara e rigorosa nelle sue scelte, che porti in piazza, a mani nude e a volto scoperto, tutta l’opposizione sociale a Monti…”
Intanto, hanno sbagliato destinatario come quelli che fanno appelli alla non-violenza rivolgendosi agli/alle oppressi/e e a chi la violenza la subisce. Questo nobile appello potevano farlo a chi della violenza ha il monopolio.
Poi, ancora, dato che hanno detto “a volto scoperto”, perché non si sono presentati loro a volto scoperto, invece di nascondere i partitini e i sindacatini che hanno promosso la manifestazione dietro una sigla di comodo, inventata per la bisogna?
E loro vengono “a mani nude”? no, di certo. Vengono con le mani piene dell’armamentario socialdemocratico.

Ma ogni torta non è completa se non c’è la ciliegina, che viene messa per ultima quando la torta è bella e fatta.
Chiude così l’appello “….proponiamo a tutte e tutti che sono interessati a questo percorso di costruirlo assieme, specificandone e ampliandone i contenuti, fermi restando i punti di partenza e le modalità qui definiti”.
Praticamente ,come il governo rispetto al TAV, “parliamone, ma, comunque, si farà”.
Io NON aderisco e NON partecipo.
Le cose si chiamano con il loro nome.
Le truppe italiane all’estero sono truppe di occupazione che stanno facendo guerre neocoloniali e qui da noi sono truppe di occupazione di interi territori nazionali.
Il livello a cui è giunta questa sinistra è tale che, mentre una volta si discuteva su “ fuori la Nato dall’Italia o fuori l’Italia dalla Nato”, oggi, l’argomento è tabù, come quello delle nazionalizzazioni.
Hanno talmente interiorizzato i valori neoliberisti che non accennano al ripristino del proporzionale, dell’immunità parlamentare e all’abolizione del maggioritario e avallano l’esclusione dal parlamento di chi ha subito condanne.
Si accodano alla campagna contro gli evasori fiscali e la corruzione della politica. Argomenti demagogici tesi a far passare scelte forti contro tutti gli italiani e le italiane.
Nel primo caso per drenare i risparmi da dare all’esercito e alle polizie, nel secondo per tendere alla distruzione di ogni forma rappresentativa che possa ostacolare il progetto neoliberista.
Avvalorano, non sappiamo se in buona o in cattiva fede, che sono i manifestanti a far degenerare le manifestazioni. Se fosse così la repressione di piazza Statuto a Napoli e quella di Genova sarebbe colpa dei manifestanti stessi, magari responsabili anche della morte di Carlo Giuliani.
Anche un neofita che si affaccia alla politica sa che è la polizia a determinare l’esito pacifico o meno, delle manifestazioni, secondo le direttive politiche.
Questo principio, sempre rispettato, qui in Italia, è venuto meno solo in occasione dell’ultimo governo Berlusconi che non aveva il controllo della polizia che rispondeva ad “altri”, i soliti noti, che miravano a rovesciare un governo asimmetrico rispetto agli interessi anglo-americani .e non sollecito ad attuare le “riforme”.

Quando venne per la prima volta a Roma il presidente americano Bush, il PD e sodali organizzarono a piazza del Popolo una manifestazione che si rivelò un flop, mentre il movimento ne fece in contemporanea una di grande successo che confluì a piazza Navona.
La polizia aveva indicazione di non provocare incidenti perchè non si dicesse che la visita del presidente statunitense era stata caratterizzata da violente contestazioni. E così fece.
La differenza politica tra i due appuntamenti consisteva nel fatto che per la manifestazione di piazza del Popolo la colpa delle guerre neocoloniali era del presidente in carica, mentre per il movimento la causa era da ricercare nel ruolo degli Usa.
Le manifestazioni del 15 ottobre e del 27 sono nel solco della manifestazione di piazza del Popolo perchè la colpa di quello che succede è, di volta in volta, del governo di turno e mai del sistema neoliberista da cui non si mette all’ordine del giorno l’uscita.

Le motivazioni delle sentenze delle dure condanne dei manifestanti del 15 ottobre, le hanno, di fatto, scritte gli organizzatori di quella manifestazione, non contenti di aver selvaggiamente aggredito i militanti, tanto più se giovani, al grido di “ammazziamoli, ammazziamoli” e consegnati alla polizia. In questo ,sono eredi di una tradizione, quella del servizio d’ordine del PCI che “spazzolò”, come ha scritto Cossiga , i militanti del movimento scesi in piazza all’indomani dell’uccisione di Gioriana Masi e li consegnò alla polizia.
L’unica differenza è che, allora, per demonizzarli, li chiamavano “autonomi”, oggi hanno aggiornato il lessico e li chiamano “black bloc”.
Ed è stato quel linciaggio politico che ha portato al 7 aprile 1979.
Ognuno/a si scelga i suoi riferimenti ideali. Io sto con gli operai di Corso Traiano, con le studentesse e gli studenti di Valle Giulia, con le/ i manifestanti di piazza Statuto…….ognuno/a decida da che parte stare.
Io NON aderisco e NON partecipo.

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