La Parentesi di Elisabetta del 19/06/2013

“Il Tifo”

Fare il tifo significa parteggiare apertamente e decisamente per qualcuno/a o qualcosa  e sperare che questo vinca.
“Tifo” è una parola che evoca immediatamente partite di calcio e ultras.
Per molto/troppo tempo, tanta così detta sinistra non si è sprecata a spendere parole sugli ultras, sulla repressione che li ha usati come cavie, come banco di prova per il controllo, relegando un fenomeno sociale ad un problema di ordine pubblico e di business economico e permettendo una sperimentazione repressiva a tutto campo che ora ci è piombata addosso in ogni ambito della vita.
Insieme alla repressione, è passato un concetto molto grave, propagandato attraverso il politicamente corretto, attraverso il paradigma della non-violenza, della convivenza civile, è passato, dicevamo, il concetto che schierarsi, prendere una posizione netta, rivendicarla, sia un atteggiamento violento, intollerante, non attento alla varietà delle opinioni e non rispettoso degli altri/e. Non si è, in una parola, democratici e democratiche.
Viene, così, annacquata ogni lettura che tenti di dire la verità sulle cose che accadono e di scegliere da che parte stare.
Viene annullata la differenza tra chi la violenza la subisce e chi la esercita, fra la borghesia e gli oppressi/e e la natura conflittuale delle conquiste sociali e delle lotte di classe e di liberazione.
Ci sono le guerre neocoloniali?
Si manifesta per la pace ( quando si manifesta!), omettendo che c’è un aggredito e un aggressore, annullando i contenuti delle lotte di liberazione e di indipendenza.
Si rifiuta il TAV?
Il dibattito si sposta su violenza e non-violenza, tra istanze “democraticamente” poste in contrapposizione agli atteggiamenti “esagerati” di alcuni/e. Come se l’aggressione non fosse quella di chi il territorio lo vuole distruggere.
Gli operai vogliono fare i picchetti a Pomigliano e vengono picchiati dalla polizia?
Si dibatte su un ventaglio di soluzioni economiche possibili.
Esclusi pochi e poche che si espongono, nessuno che dica chiaramente da che parte sta.
Che Guevara, a suo tempo, aveva dichiarato che non bastava più fare il tifo per le lotte, occorreva impegnarsi direttamente.
Questa affermazione ci fa capire  quanta acqua sia passata sotto i ponti, quanto la melassa riformista ci abbia invischiati/e in un dibattito che appartiene solo ai vincenti e a chi il potere lo ha.
Mai come in questo momento è indispensabile schierarsi, dichiarare esplicitamente da che parte della barricata stiamo e fare il tifo apertamente per chi lotta e si espone.

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